OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
ANCONA - Nella settimana dal 5 all’11 ottobre il 38% dei casi positivi - individuati attraverso i tamponi - è formato da marchigiani che hanno ricevuto la doppia dose di vaccino anti Covid. Nel dettaglio, si tratta di 174 persone su 458. Nei giorni precedenti, dal 18 settembre al 4 ottobre, i positivi vaccinati erano il 34% (136 su 400) con il ciclo completo ed il 7% (28) con una sola dose.
I dati
In campagna vaccinale già avanzata, mentre sta procedendo spedito anche il booster per le categorie più fragili, affiorano i primi dati dei marchigiani che hanno contratto il virus con la profilassi. Una situazione determinata da due aspetti differenti: il primo è che la copertura anti virus in caso di contagio aiuta il paziente a non aggravarsi e infatti al 14 ottobre su 12 persone ricoverate in terapia intensiva solo 3 avevano ricevuto la dose vaccinale.
Cosa succede Dall’altra parte invece si stanno abbassando le difese immunitarie degli anziani che per primi hanno ottenuto il siero contro il Covid, dal momento che sono passati ormai sei mesi dall’inoculazione: questo si evince anche dall’aumento dell’età media dei nuovi positivi.
Le differenze
I sieri contro questo virus, come tutti i vaccini, non proteggono al 100% (ma, se consideriamo casi gravi e decessi, ci vanno molto vicini). Come specificato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, «la vaccinazione anti-Covid-19, se si effettua il ciclo vaccinale completo, protegge all’88% dall’infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia». Un certo numero di casi di varia entità anche tra i vaccinati è dunque prevedibile, anche se in misura molto limitata rispetto alla popolazione non vaccinata, ancora suscettibile al virus.
La situazione
E dai dati sui ricoveri negli ospedali marchigiani, i pazienti vaccinati risultati positivi con necessità di cure in rianimazione sono soprattutto affetti da comorbilità gravi, cioè con patologie severe dove il virus è diventato più aggressivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico