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ANCONA - Natale con i tuoi? Dipende. È ancora in corso la lunga gestazione dell’ormai famoso Dpcm che entrerà in vigore da domani e detterà le linee guida da seguire durante le festività – tra ieri notte e questa mattina era previsto l’invio della bozza stilata dal governo Conte alle Regioni, che oggi faranno le loro osservazioni in merito –, ma qualche indiscrezione filtra e, tra queste, c’è il divieto di uscire dal proprio Comune di residenza il 25 e il 26 dicembre, e il primo gennaio. Spostamenti contingentati anche tra le Regioni, cosa che renderà più complicati i ricongiungimenti familiari.
A tavola
Tra le novità delle ultime ore, anche l’ipotesi di tenere aperti i bar e i ristoranti a pranzo - massimo quattro commensali a tavolo - per Natale, Santo Stefano, 1 e 6 gennaio, giornate per le quali il governo aveva inizialmente previsto la serrata totale. Novità che però, se combinata al blocco degli spostamenti tra i Comuni in quei giorni, non convince tutti nella maggioranza di governo, poiché rischierebbe di creare discriminazioni fra le città più grandi e i paesini in cui non ci sono ristoranti. Il documento era atteso dagli uffici di Palazzo Raffaello già per ieri pomeriggio, ma il vertice a Roma per definire i dettagli della bozza è andato per le lunghe: i governatori avanzeranno, nella giornata di oggi, le loro eventuali controproposte prima della firma del premier Conte, prevista nel pomeriggio, a cui seguirà la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
La linea dura
Dalle indiscrezioni finora circolate, chi vive nelle Regioni in zona gialla potrà muoversi liberamente dal 4 al 20 dicembre, superando i confini regionali e raggiungendo i territori nella stessa fascia di rischio.
No zone franche
Nuova è invece l’ipotesi di una chiusura dei ristoranti che si trovano all’interno degli alberghi per la serata di Capodanno, così da evitare che si creino zone franche a potenziale rischio assembramento. Con il coprifuoco confermato alle 22, alle messe di mezzanotte la Vigilia di Natale verrà richiesto un cambio di orario, con funzioni che dovrebbero iniziare entro le 20. Dovranno inoltre essere rispettate le norme sul distanziamento e, se dovessero essere recepite le linee guida non vincolanti dell’Unione europea per la gestione del Covid nel periodo festivo, si dovrebbe dire addio ai canti. Gli impianti sciistici restano chiusi fino al 6 gennaio, almeno, e non passa la proposta delle Regioni alpine sulla loro apertura ai clienti che spendano almeno una notte in hotel o ai proprietari di seconde case. Anzi, al contrario, l’Esecutivo starebbe addirittura valutando di chiudere gli alberghi in montagna. Potrebbe essere invece spostato alle 21 l’orario di chiusura dei negozi così da permettere di allungare lo shopping natalizio, con ingressi sempre contingentati per evitare gli assembramenti.
Tra i banchi
Tra i nodi da sciogliere, c’è sicuramente la questione della scuola. Il premier Conte starebbe valutando di far ripartire per le superiori le lezioni in presenza dal 14 dicembre. Posizione che non trova tutti d’accordo nella sua squadra, e anche le maggioranza delle Regioni sarebbe per il ritorno sui banchi non prima di gennaio. Lo stesso governatore Francesco Acquaroli ha ieri perentoriamente ribadito, in collegamento con la trasmissione radiofonica Radio Anch’io, che «di riaprire le scuole superiori prima di Natale non se ne parla. Noi abbiamo avuto un problema enorme a livello di trasporti pubblici locali e ci stiamo organizzando per gennaio, cercando di mettere a disposizione della popolazione scolastica un numero di autobus sufficienti per non creare assembramenti. Ma non è opportuno aprire le scuole prima delle vacanze di Natale». Posizione ampiamente condivisa anche dalla Conferenza delle Regioni.
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