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ANCONA Quando nacque, 40 anni fa, era stato battezzato come un poltronificio per politici di lungo corso. Ci finì Mario Fabbri, entrato in consiglio comunale di Pesaro nel 1965, consigliere regionale dal 1975 al 1985. Invece, fu proprio lui a mettere il Cosmob sulla strada di una crescita che ha pochi uguali tra le analoghe esperienze nazionali, molte delle quali - anche nelle Marche - sono fallite.
I risultati
Oggi è una società pubblico-privata, operante nel campo della ricerca e dell’innovazione, in grado di crescere nelle dinamiche del mercato senza contributi pubblici per sostenere la gestione corrente.
Le tappe
Nella compagine sociale sono arrivate, negli anni, le associazioni di categoria provinciali e la potente FederlegnoArredo,, componente del sistema Confindustria. Una solidità che ha permesso di spedire al mittente tre proposte di acquisto arrivate l’anno scorso da parte di competitor europei e da fondi di investimento. Merito di una gestione oculata delle risorse, di una credibilità maturata in Italia e all’estero (Europa e Brasile in primis), di solide collaborazioni con governi, Onu e World Bank, e una strategia costruita a tavolino dai presidenti che si sono alternati negli anni (Claudio Ferri e Zeno Avenanti, dopo Fabbri), dal consulente Claudio Roveda, e da un giovane pesarese partito dal basso (Alessio Gnaccarini), oggi direttore di un centro tecnologico tra i più importanti in Italia e nel quale saranno operativi laboratori di prova e sperimentazione all’avanguardia, aree di ricerca e sviluppo e FabLab, una scuola di alta specializzazione tecnica con percorsi Its per la formazione e la qualificazione dei tecnici del futuro. Si procede avendo ben chiare quattro direzioni.
Le prime due già operative: la sostenibilità e il Made-in-Italy, per il quale Cosmob ha definito un disciplinare tecnico e un marchio di prodotto, il più diffuso e utilizzato in Italia. La terza è in fase di avvio: la qualificazione dei servizi di assistenza e fidelizzazione dei clienti, in collaborazione con il colosso tedesco Würth. La quarta, infine, è in fase di sviluppo e riguarda il terremoto: «Da quasi 10 anni studiamo il comportamento degli arredi nei contesti sismici, insieme all’università di Camerino – spiega Gnaccarini - contiamo, a metà del prossimo anno, di definire un disciplinare tecnico e poi una normativa a garanzia di ambienti sicuri anche in zone sismiche».
Corriere Adriatico