Riparte il Covid Hospital ma Saltamartini è una furia: «Poche terapie intensive attivate, i dirigenti ne risponderanno»

Riparte il Covid Hospital ma Saltamartini è una furia: «Poche terapie intensive attivate, i dirigenti ne risponderanno»
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ANCONA - Qualcosa non ha funzionato. L'attuazione del piano pandemico, soprattutto per il nodo cruciale dell'attivazione di posti aggiuntivi di terapia intensiva nelle strutture ospedaliere regionali, presenta una «bella carenza».

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Non vuole fare polemica il neo assessore alla Sanità delle Marche Filippo Saltamartini, ma che ci siano grosse falle nel sistema di risposta all'emergenza Covid - come anticipato ieri dal Corriere Adriatico - lo dice senza mezzi termini. 

 

Un primo modulo
E lo fa annunciando la riapertura, domani, di uno dei sei moduli del Covid hospital, l'astronave di Civitanova 14 posti letto di terapia semintensiva poiché «dei 105 posti in più di terapia intensiva autorizzati con il decreto legge 34 (aggiuntivi ai 115 standard), ne sono pronti solo 14, una percentuale dell'8,3% rispetto alla popolazione che ci pone al terzultimo posto tra le regioni italiane. Siamo sotto soglia e c'è anche la necessità di mantenere puliti' gli ospedali per garantire l'attività ordinaria altrettanto importante». Tabelle autoprodotte alla mano, Saltamartini illustra la situazione nelle quattro aziende ospedaliere. E aggiunge una frase che suona pesantissima sul futuro dell'organizzazione sanitaria: «Ci sono quattro aziende ospedaliere che non si parlano tra loro: - ha attaccato - quattro repubbliche autonome che invece debbono coordinarsi. Della possibilità di modificare queste strutture, ne parleremo appena possibile». 
Manca anche il personale addestrato per le terapie intensive mette in fila le problematiche il numero uno della sanità marchigiana , e per non sguarnire i servizi ordinari, il presidente Acquaroli ha già scritto una lettera ai ministeri della Sanità e della Difesa per chiedere l'invio di personale militare sanitario (medici e infermieri) della Marina. Allo stesso tempo sono state allertate le associazioni dei medici in pensione e le Università per utilizzare specializzandi e neolaureati 
Salvare vite 
«Il nostro impegno è quello di salvare vite. Siamo in guerra contro un nemico terribile ripete più volte durante la conferenza convocata last minute ieri mattina ed i dirigenti dovranno rispondere del loro operato soprattutto davanti ai cittadini». Una frase che sa di monito ai vertici regionali del settore, che da tre giorni vengono chiamati alle 4 di notte dal titolare della delega per avere aggiornamenti. C'è poi il discorso tamponi: «nelle Marche, il sistema sanitario riesce a processare solo 2.200 tamponi al giorno. Il governatore ha inviato una lettera al commissario Arcuri per chiedere una dotazione giornaliera di 5.000 tamponi molecolari ordinari', 1.500 tamponi molecolari rapidi e 5.500 tamponi antigenici rapidi». Saltamartini ha sottolineato che i tamponi per i bambini dovranno essere gratuiti: «le famiglie oggi pagano il test per riammettere i figli a scuola. È una violazione del principio di uguaglianza dei cittadini». 
L'invito dell'assessore è al rispetto delle regole perché l'accelerata del virus è evidente e la risposta deve essere omogenea. Dopo la video chiamata di Acquaroli con i prefetti - «che hanno allarmato la Regione e raccomandato l'urgenza di adottare misure», fa sapere Saltamartini , nel pomeriggio di ieri si sono susseguiti incontri a tutti i livelli a palazzo Raffaello, per valutare limitazioni alla circolazione ed alle attività, ma ancora non sono state prodotte nuove regole. 
In campo sanitario, però, si prova a recuperare tempo e tra gli altri provvedimenti che si stanno approntando, ci sono «canali telefonici diretti richiesti alle quattro aziende ospedaliere perché ai call center non risponde nessuno». In agenda anche il potenziamento dei posti nelle Rsa ed individuazione di locali per la quarantena di chi non può farla a casa («stiamo valutando i locali dell'ex ospedale di Jesi»). 
Le indennità


Un passaggio, l'assessore alla Sanità lo dedica alle indennità di rischio per il personale sanitario: «Le risorse erano state stanziate e non si capisce perché non siano stati liquidate - spiega Saltamartini - . Si tratta di un'ingiustizia che vogliamo risolvere al più presto, anche perché stiamo parlando di un'elemosina (600 euro) per chi rischia la vita sul campo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico