L'allarme del procuratore Sottani: «Arriverà denaro a fiumi, la criminalità è pronta. Attenzione ai cavalli di Troia»

L'allarme del procuratore Sottani: «Arriverà denaro a fiumi, la criminalità è pronta. Attenzione ai cavalli di Troia»
Procuratore generale Sergio Sottani, la fase due è alle porte. Con i prestiti a totale garanzia statale i controlli delle banche saranno sufficienti per prevenire condotte...

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Procuratore generale Sergio Sottani, la fase due è alle porte. Con i prestiti a totale garanzia statale i controlli delle banche saranno sufficienti per prevenire condotte illecite?

«Il decreto Liquidità cerca di rilanciare l’economia e questo è un obiettivo condivisibile. Dopo l’emergenza sanitaria si manifesterà in tutta la sua urgenza l’emergenza economica».
La situazione delle Marche non era spumeggiante già da prima.
«C’erano alcuni profili di rischio su cui avevo sollecitato l’attenzione delle Procure del distretto, Tra tutti, la situazione in materia fallimentare su cui si è cercato e si sta cercando di attivare dei meccanismi di tutela tra Procure e giudici fallimentari».
Torniamo alla corsa all’oro del decreto Liquidità.
«Questa immissione enorme di denaro dalle banche avverrà in tempi ritenuti ragionevolmente brevi. Alcuni problemi sono già stati evidenziati e troveranno soluzione nella conversione del decreto legge, ma il nodo dei controlli delle banche in tempi molto stretti sarà la parte più delicata».
Spieghi meglio.
«L’economia del nostro territorio ha alcuni settori in crisi e altri meno. Il problema grosso è che l’azienda-criminalità non è in crisi. Dobbiamo prendere atto della configurazione attuale della realtà marchigiana. Fatta da una percentuale enorme di piccole imprese che potrebbero aver accesso in grande numero ai contributi da 25mila euro liquidabili in poche settimane». 
Un bel problema verificare ai raggi X una platea così grande di potenziali concorrenti.
«C’è di più: i fondi sono garantiti dalla Sace, struttura pubblica finora finalizzata a sostenere il credito per chi puntava alla crescita internazionale, che ora opererà anche sul mercato interno. A chi darà soldi la banca? A clienti vecchi e a clienti nuovi. Ora, sui clienti nuovi ci sarà una radiografia al millimetro. A me preoccupano altre due possibili situazioni che si rischiano di innestarsi».
Il cliente vecchio e...?
«Il cliente vecchio e il non-cliente. Il non-cliente è quello che per avere credito non ricorre alla banca e si rivolge ad altre strutture. Quindi bisognerà prestare attenzione a tutti i reati spia dei fenomeni di usura».
Perché invece la preoccupa il cliente già affidato?
«È fondamentale che il cliente vecchio sia effettivamente affidabile e che nella compagine societaria non ci siano stati cambi di quote. Su questo bisogna stare molto attenti. Il cliente affidato, magari in difficoltà, potrebbe vedere di buon occhio l’ingresso di nuovi capitali accettando l’infiltrazione di soggetti pericolosi».
Una sorta di trojan criminale?
«Mi sembra un’espressione calzante. Dobbiamo evitare di inoculare un virus finanziario nel tessuto sano delle imprese: mi passi l’analogia forse indelicata con tutti i problemi che abbiamo a livello sanitario ma realistica».
Chi deve infiltrarsi può sfruttare le operazioni straordinarie per inserirsi nelle società locali.
«Dobbiamo aiutare le banche in questo processo di filtraggio: essere certi che i prestiti servano per sostenere i costi di funzionamento delle aziende oppure per realizzare piani di ristrutturazione industriale e produttiva. In sintesi: che i soldi restino sul territorio e servano al suo rilancio».
Questa emergenza economica dei prossimi mesi come si interseca con il tessuto sfilacciato del sisma?
«Le Marche del Sud erano state flagellate dal sisma, ora Pesaro e Ancona sono state nel mirino del Covid-19. Sul sisma c’è stato un focus attento fin qui ma va detto anche che la ricostruzione vera e propria non è partita. I soldi veri arrivano ora. I problemi in comune sono due: la necessità di accertare condotte illecite ed erogazioni non dovute a privati; l’arrivo di un enorme quantità di liquidità. Ne ho già parlato all’apertura dell’Anno giudiziario: c’è una mafia dei servizi in agguato che non è quella tradizionalmente intesa per come si manifestava ma una rete che tramite liberi professionisti intercetta soldi e ingrassa traffici illeciti».
Il pericolo-infiltrazioni è sempre vivo?

«Sì. Io guardo sempre tre indicatori: primo, le indagini arrivate a riscontri dibattimentali o all’esecuzione di misure cautelari; secondo, le interdittive antimafia emanate dai prefetti; terzo, tutti i segnali che vengono da reati non dichiaratamente mafiosi ma che possono essere sintomatici della presenza di associazioni criminali. La recente indagine Open Fiber condotta da Procura di Ancona, di Reggio Calabria e dal Ros dei carabinieri ha dimostrato come nei nostri territori ci fosse una circolazione molto alta di denaro di provenienza illecita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico