Il climatologo Fazzini: «Il Coronavirus cala con il caldo? Solo del 26%. Il rischio resta alto»

Il climatologo Fazzini: «Il Coronavirus cala con il caldo? Solo del 26%. Il rischio resta alto»
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CAMERINO - «Dallo studio effettuato dal mio team multidisciplinare di esperti e accademici è emerso che solo il sole fa scemare il Coronavirus ma appena del 26% e che il rischio resta perché non incidono in modo significativo sull’involuzione della pandemia sia il clima caldo che primaverile».


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Lo afferma Massimiliano Fazzini Climatologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo di esperti sul “Rischio Climatico” della Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea), illustrando i risultati di uno studio che però si è dovuto fermare al 20 aprile per mancanza di materia prima, visto che lo scemare dell’epidemia aveva ridotto il flusso dei dati relativi ai tamponi positivi.
 

Il professor Fazzini, in trincea nella fase acuta per coordinare tre aree di emergenza in Lombardia, ha guidato il team multidisciplinare formato da esperti della Bicocca di Milano, Roma Tre, Università di Chieti-Pescara e Università di Camerino, nell’importante ricerca che ha messo in relazione l’andamento della pandemia con le variazioni climatiche. La ricerca è in corso anche su altre aree dell’Italia, Molise, Basilicata e nella città di Brescia. «L’interazione statistica tra pandemia e ambiente fisico - si legge in un comunicato sugli esiti dello studio - sarebbe con molta probabilità da ricercare con la densità di popolazione e soprattutto con la densità di attività del terziario, particolarmente diffuso nelle aree a maggiore evoluzione pandemica della regione e nel modo di socializzare. Dunque il virus in Estate scemerà ma bisognerà stare attenti. Non è escluso che possa ulteriormente scemare oltre i 27 gradi ma siamo in un campo minato, nuovo e per questo stiamo continuando la ricerca». Lo studio ha messo in relazione clima, morfologia e coronavirus, con la partecipazione di geografi, virologi ed altri specialisti sanitari e presto sarà inviato per la rilettura sulla rivista Science of the total Environment. «Dall’analisi dei dati climatici ed epidemiologici relativa al bimestre 20 febbraio-20 aprile effettuata su situazioni rappresentative dell’area più colpita dalla pandemia nel territorio lombardo si evincerebbe una scarsa dipendenza dell’evoluzione epidemiologica rispetto a tutte le variabili climatologiche normalmente misurate presso le più moderne ed attrezzate stazioni di rilevamento meteo-ambientali disponibili». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico