PESARO - Un ospedale da campo all’esterno del San Salvatore è stato allestito nel tardo pomeriggio di ieri. Via i due container di pre triage montati all’inizio...
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In una situazione di assoluta emergenza ci sono altre strutture in difficoltà. Sono le strutture residenziali e protette del territorio, Santa Colomba, Galantara e Pergola, dove il personale sanitario lamenta condizioni di lavoro sempre più critiche: dalla mancanza di dispositivi di protezione ai tamponi non praticati in caso di contatto con casi sospetti considerato che i pazienti positivi al tampone stanno aumentando. Le parti sociali che tutelano il comparto sanità Cgil-Cisl e Uil diffidano Asur Marche, Azienda Marche Nord, Torrette e Inrca per il mancato rifornimento e ridistribuzione dei dispositivi di protezione individuale.
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Secondo le disposizioni del Servizio regionale Salute, infermieri e operatori socio sanitari, se asintomatici, possono continuare a lavorare, ma il rischio reale è legato ai contatti del personale sanitario delle strutture stesse con pazienti positivi e con una dotazione di dispositivi di protezione insufficienti. Le segnalazioni parlano di dispositivi inadeguati, sono soprattutto semplici mascherine chirurgiche ad essere utilizzate e le scorte in alcune residenze scarseggiano da settimane o sono al minimo come a Galantara, dove la struttura è rimasta con solo una cinquantina di mascherine. L’altro problema sono i risultati dei tamponi degli operatori sanitari i cui risultati tardano però ad arrivare. Ci sono gli infermieri del reparto Dialisi e dell’Oncologia Marche Nord, per esempio, venuti a contatto con pazienti positivi e in isolamento, ma che attendono l’esito ormai da sei giorni.
Dopo la comunicazione di diffida inviata dai sindacati a livello regionale, Vania Sciumbata e Alessandro Contadini, che raccolgono le istanze del comparto sanità, si rivolgeranno al prefetto in mancanza di risposte. Infine a Fossombrone è in atto la riorganizzazione della struttura dell’Area Vasta dedicata alla cura e alla convalescenza dei casi Covid. I posti letto saranno così suddivisi, 14 più 12 distribuiti su due zone del primo piano. Ieri sono iniziati ieri i corsi di formazione per il personale sanitario. Il presidio lavorerà con 25 operatori, 15 infermieri e una decina di oss con un’assistenza medica diurna, mentre non è ancora chiara l’organizzazione per garantire l’assistenza notturna. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico