#iorestoacasa: evadere con Gianburrasca dall'epidemia e dalla profezia di Saramago

#iorestoacasa: evadere con Gianburrasca dall'epidemia e dalla profezia di Saramago
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All’inizio suggerivamo, a ognuno degli infiniti gruppi di whatsapp, di rileggersi le descrizioni della peste, da Tucidide a Lucrezio, fino a Saramago. Tra il serio e il faceto, accompagnando ogni indicazione con faccine ironiche. Qualcuno ha dato seguito, ha scovato sugli scaffali il “De rerum natura”, senza trovare “La guerra del Peloponneso”, e si è andato a rileggere la peste d’Atene. Tutti, ma proprio tutti sapevano di avere tra i propri libri “I promessi sposi”. Ma nessuno s’è azzardato ad aprire l’edizione scolastica delle superiori: troppi ricordi noiosi. C’è stato anche chi si è trovato in casa “Cecità” di Saramago, comprato a Lisbona in italiano. S’è spaventato, e l’ha piantato in asso. Né l’ha ripreso in mano, col passare dei giorni.


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La realtà dell’epidemia forse non superava la fantasia, con cui l’autore portoghese ha immaginato gli effetti contagiosi della perdita delle vista, chiara metafora. Ma di settimana in settimana l’avverava. Prigionieri, relegati in claustrofobiche intimità domestiche, con il timore, uscendo di casa, di essere colti a bighellonare in strada da militari armati. No, meglio evadere, se non con i piedi, con l’immaginazione. Sfuggire alla reiterazione delle notizie nefaste, cercando su un libro, più che la proiezione delle nostre paure e la rappresentazione degli effetti collaterali di un’epidemia raccontata, le vite degli altri.
 
Le nostre case, rivoltate come un calzino, nelle lunghe ore da passare, ci hanno rivelato tesori nascosti: foto d’antan, ritagli di giornali ingialliti, dentini da latte conservati dalla nonna. E vecchi libri, salvati da traslochi successivi, da epurazioni estemporanee del passato. Ecco “Pinocchio” illustrato da Attilio Mussino; “Piccole donne” dalle pagine tante volte sfogliate; “Giamburrasca” dalla copertina verde pisello. C’è anche la serie, quasi completa, dei romanzi di Jules Verne, cui a toccarli si stacca la costa rigida. Le pulizie possono aspettare: come resistere alla tentazione di rivivere l’ansia per le sorti dell’equipaggio del Duncan, alla ricerca del capitano Grant?
Un bel viaggio 

Se non in auto o in aereo, meglio viaggiare: sulle pagine dei libri che la biblioteca ci restituisce. Ispirati dai tanti passaggi in tivù delle terzine lette da Enrico Maria Salerno, aspettando il settimo centenario della morte di Dante, a qualcuno viene voglia di riaprire la Divina Commedia, sgualcito reperto degli anni scolastici, e di ripercorrere quel viaggio attraverso i dannati, poi verso il paradiso. Il tempo non manca. E chissà che non trovino nuova attenzione i sette volumi Oscar Mondadori della “Recherche” di Proust? Se non ora, quando provare ad arrivare fino alla fine? Al Tempo ritrovato, il nostro, per leggere. Potremmo persino affrontare di nuovo la mole inespugnabile de “L’uomo senza qualità” di Musil, o la seconda parte della “Montagna incantata” di Thomas Mann. Letture interminabili, come le nostre giornate attuali. Ma attenzione, la voglia di leggere è contagiosa, e recidiva. A ogni nuovo bip dell’iPhone, butteremo svogliati uno sguardo sui meme demenziali in chat. Poi, delete. Che caspita vuoi, amico? Sono in viaggio, un bel viaggio, non vedi? Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico