Coronavirus, Sos posti letto nelle Marche: trattativa con le cliniche private

Coronavirus, Sos posti letto nelle Marche: trattativa con le cliniche private
ANCONA - Un solo punto. Imprescindibile. Gli ospedali della regione Marche non possono tornare allo stress intollerabile di marzo e aprile. La curva della pandemia di nuovo non...

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ANCONA - Un solo punto. Imprescindibile. Gli ospedali della regione Marche non possono tornare allo stress intollerabile di marzo e aprile. La curva della pandemia di nuovo non dà tregua. Le corsie, dal nord al sud del territorio, sono prossime al limite di sopportazione e il neo assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, indica l’unica via d’uscita: raccordarsi.

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Tutti: le quattro aziende ospedaliere e le cinque Aree vaste. «Ho chiesto di creare un nucleo di coordinamento». Inutile domandargli quando sarà il prossimo incontro. «Controllerò ogni giorno», è la sua risposta secca. E torna in campo l’accordo con le cliniche, per sopperire alla mancanza di personale che inevitabilmente limita l’azione.

 

O, in alternativa, con società private, per comprare prestazioni a ore. «Ma attenzione - è il “nota bene” dell’ex sindaco di Cingoli che ora siede a Palazzo Raffaello - il budget della Regione è in via d’esaurimento». Segue lo scatto. Lucia Di Furia, direttore dell’Agenzia regionale sanitaria, oggi dovrebbe incontrare i vertici della sanità privata. Ed entro la settimana dovrebbe partire il reclutamento degli studenti iscritti al terzo anno di scienze infermieristiche.

Le cifre 

Chiama a raccolta, Saltamartini, assessori e dirigenti delle aziende sanitarie. Governatore compreso. Una ventina in tutto. Poco importa se è una domenica mattina di sole pieno. Subito chiarisce: «Gli ospedali sono in sofferenza, ma la situazione è sotto controllo». Scorre con lo sguardo le colonne di tabelle che conosce a memoria e ribadisce la sintesi. «Le terapie intensive sono occupate al 50% con casi Covid, i posti-letto normali sono coperti al 95% e i semi intensivi per metà». S’appella ancora alla logica dei numeri: «All’ospedale di Pesaro i ricoveri dei contagiati sono il 20% del totale, a Torrette il 10%». Una comparazione per tornare a ribadire il concetto: «Le aziende devono coordinarsi se c’è una necessità». Va oltre le urgenze imposte dal virus: «Armonizzarsi, per bilanciare le esigenze della sanità ordinaria». Dal nucleo di coordinamento, l’assessore non si sposta, e sabato in scaletta è già segnato il prossimo confronto. Nell’attesa avverte: «Deve cambiare l’organizzazione». Torna a dire della linfa delle corsie: medici, infermieri, operatori vari. «Certo, possiamo aprire altri quattro moduli del Covid hospital di Civitanova. Ma il personale?». Va dentro la ferita più profonda del sistema sanitario nazionale. «Manca da sempre, da prima che venissimo travolti dall’emergenza sanitaria. Parametri stringenti avevano bloccato le assunzioni. E ora?». Saltamartini ammette: «C’è tensione tra i lavoratori: sono passati da un’emergenza all’altra senza fare neppure le ferie, spesso trascorrendo l’estate a recuperare l’attività ordinaria, rimasta indietro durante la prima ondata Covid». Inutile racimolare posti letto, per lui, se a questi non corrispondono risorse umane. L’anima di tutto. Quindi s’impegna: «Alla prossima conferenza Stato-Regioni proporrò una modifica di quei limiti che impediscono le assunzioni». Chiude con un distensivo “no ingerenze”. Un passaggio sostanziale che riguarda la possibilità di contenere l’attività operatoria per ricavare posti di terapia intensiva. «È prevista dal piano pandemico. Devono deciderlo i dirigenti delle aziende».

Il presidente 

Chiama a raccolta, Saltamartini, e Francesco Acquaroli è tra i primi a salire all’ottavo piano. «Un incontro proficuo, in cui si è confermato un forte spirito di responsabilità e collaborazione, e dove abbiamo stabilito di rivederci periodicamente, per coordinare al meglio tra tutti questa difficile fase pandemica». Il governatore affida a un post su facebook pensieri e aspettative. «Colgo l’occasione - aggiunge poi - per ringraziare quanti quotidianamente, nei loro rispettivi ruoli, ormai da mesi ce la stanno mettendo tutta, per fronteggiare questa emergenza sanitaria e garantire il supporto a tutta la popolazione marchigiana. Un’emergenza non facile che dura da tanto tempo. Per questo il nostro ringraziamento è ancora più forte e sentito». Acquaroli placa gli animi e torna alla sua convinzione di sempre: «Dobbiamo lavorare di squadra». Giù le bandiere, sotterrare le asce di guerra.

 

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Corriere Adriatico