Sgravi, digitale e idee: il turismo affila le armi contro il grande gelo

Sgravi, digitale e idee: il turismo affila le armi contro il grande gelo
Il problema, ormai, non è più se ci sarà una contrazione dei volumi di affari ma fin a dove si scenderà con il segno meno. Nei giorni che segnano il...

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Il problema, ormai, non è più se ci sarà una contrazione dei volumi di affari ma fin a dove si scenderà con il segno meno. Nei giorni che segnano il countdown per l’apertura della stagione balneare (fissata per il 29 di maggio), la madre delle domande di tutti i business plan è azzeccare i contorni dell’estate più difficile in termini di fatturato. Da cui desumere la sostenibilità del proprio business. Per la seconda volta in quattro anni infatti, nelle Marche interviene uno shock esterno ad attaccare una crescita incoraggiante. Fu così nel 2017 per effetto dei terremoti e sarà così anche quest’anno con la differenza che tre anni fa ci furono sei mesi in più per ragionare, invece quest’anno si dovrà fronteggiare subito l’incubo della flessione. Questione di giorni, appunto.


A dare qualche punto di riferimento su un settore chiave della nostra economia ci ha pensato la Fondazione Merloni che ieri ha licenziato il rapporto sulle principali imprese del turismo marchigiano. Dove con turismo si intende il settore nel suo senso più ampio. E cioè includendo le attività dei trasporti e quelle di cultura e intrattenimento.


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«Il primo obiettivo - dettaglia il direttore scientifico della Fondazione, Donato Iacobucci - era fare il punto sul contesto strutturale del settore e l’elemento che balza subito agli occhi è l’estrema frammentazione del comparto. Una costituzione propria delle Marche ma, potremmo dire, anche dell’Italia: da una parte troviamo ricchezza e varietà, dall’altra invece, quando si tratta di fare sistema per esprimere una capacità di marketing consolidata si fa fatica». Il turismo inteso in senso lato, come viene raffigurato nel rapporto, annette quasi 1500 attività nelle Marche e coinvolge 15mila lavoratori per un volume di affari di un miliardo e mezzo. Riuscirà a reggere l’impatto del post Covid? «Proiettandosi al dopo - analizza l’economista della Politecnica - una domanda chiave è se riusciremo a intercettare quei segmenti di domanda che più si adattano alle caratteristiche del nostro sistema regionale. Credo che il nostro target di turisti resti prevalentemente quello interno. Non disdegno gli stranieri ma penserei più alla domanda interna».

Tutta da vedere poi l’incidenza dell’elemento psicologico correlato al pensiero di andare in vacanza: verrà superato l’ostacolo della paura? E se sì con quali mete? Il miraggio resteranno le destinazioni di massa oppure, come auspica Iacobucci, la domanda interna potrebbe spostarsi su territori come le Marche, oggi considerati meno di massa per ragioni imputabili alla psicologia post-Covid? Il rapporto della Fondazione Merloni, intanto, qualche idea se l’è fatta: il rapporto richiama le previsioni del Cerved che si estendono sino al 2021 e considerano 3 scenari diversi: in assenza di Covid-19; con il Covid-19 in una visione di base; con il Covid in uno scenario più pessimistico. 

L’elemento che suscita rabbia è che se non si fosse manifestata la crisi da Covid-19 la filiera del turismo e trasporto marchigiana avrebbe proseguito il trend positivo di crescita del fatturato con un incremento annuale di circa il 2%. «Introducendo lo shock da Covid-19 - si legge nel rapporto - nello scenario di base, si stima una contrazione del fatturato di filiera del -23,8% nel 2020 (-382 milioni di euro) e una ripresa nel 2021 del +25,8%. Nel caso peggiore la filiera del turismo e trasporti marchigiana perderebbe il 48,7% del fatturato (746 milioni di euro) nel 2020 che tornerebbe a crescere nel 2021 con un rimbalzo del +54,4% ma questo corrisponderebbe comunque ad una perdita di 370 milioni rispetto allo scenario senza Covid-19». 


Variabili a sostegno del quadro: primo, la capacità del sostegno statale di mitigare questo impatto; secondo, la possibilità per le nostre imprese di intercettare nuovi sentieri di opportunità legati per esempio, un diverso utilizzo del digitale e nuovi modelli di business. Ormai è questione di giorni: la partita sta per iniziare. All’ennesima frontiera della riorganizzazione le Marche si cimentano nella capriola più difficile della sua nobile storia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico