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ANCONA - «Il divieto di consumazione al banco è privo di fondamento giuridico e sanitario. Se il governo non vuole contraddire sé stesso, dovrebbe chiarire una volta per tutte e in maniera inequivocabile che bere un caffè al banco e mangiare un croissant è possibile e, con il giusto distanziamento interpersonale, privo di rischi. Ci aspettiamo che si metta subito mano ad un intervento che ristabilisca la possibilità di consumare al banco». È il monito che arriva da Fipe Confcommercio sul tema delle consumazioni al banco, da sempre consentite in zona gialla, non esplicitamente vietate dal nuovo decreto, ma impedite da una circolare diffusa il 24 aprile dal Viminale.
La polemica
E lo chef stellato Moreno Cedroni, presidente Fipe Confcommercio Marche Centrali affonda la lama: «È un attacco al modello di offerta del bar italiano che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco».
Le contraddizioni
Secondo Confcommercio Marche, «la circolare del 24 aprile con cui il Ministero dell’Interno ritiene che il dl Riaperture vieti ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco è giuridicamente incomprensibile e non ha alcun fondamento di sicurezza sanitaria», «un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio»). Anche il direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco si associa alla richiesta del presidente Stoppani di «un intervento urgente da parte del Mise, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo».
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Corriere Adriatico