ANCONA - «Non posso più vedere medici e infermieri costretti a chiudere a chiave le mascherine nell’armadietto per paura di perderle». Così...
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Un caso mascherine-fantasma in scala molto ridotta, rispetto a quello che ancora tiene fermi ben 7,5 milioni di filtranti Ffp2 e Ffp3 destinati alla Regione Lazio, per un valore di 30 milioni di euro. Ma con un’analogia di fondo. Il rivenditore a cui si era rivolta a metà marzo la Regione Marche, cercando un canale aggiuntivo a quello della Protezione Civile, è la Envirotek Italia di Bologna, che a sua volta si rifornisce da una holding svizzera, la Exor Sa, che per motivi di «congestionamento della logistica internazionale», avrebbe lasciato a secco anche la Ecotech di Frascati, fornitrice della Regione Lazio.
Il rubinetto rimasto chiuso, insomma, è lo stesso. Solo che la Regione Marche, a differenza del Lazio che aveva sborsato 14 milioni di anticipo, non aveva versato un euro prima della consegna. E dopo aver atteso invano per un mese ha annullato l’ordine di 70mila filtranti procedendo con la revoca in danno nei confronti della Envirotek, che sostiene di essere a sua volta vittima della mancata consegna dalla Svizzera. «Il prezzo di 1,5 euro a dispositivo era molto vantaggioso e avevamo proceduto con l’impegno di spesa - conferma Fabio Sturani, capo della segreteria del governatore Ceriscioli - senza però pagare anticipi. Non sempre è possibile, perché quello dei Dpi è un mercato ormai difficilissimo e molti fornitori esigono il pagamento del 50% all’ordine anche alla Protezione civile. Certo la Regione ha dovuto sopportare un disagio, con un mese di tira e molla su questa fornitura che poi non è arrivata». Incagliate anche diecimila mascherine che la Envirotech Italia avrebbe dovuto consegnare ad altri enti nella nostra regione, tra cui la Confservizi Cispel Marche (che raduna anche le società di igiene urbana) e il Comune di Camerano.
Adesso l’epidemia sta rallentando, ma di Dpi ne servono sempre in quantità industriali. Con tre turni giornalieri, per dare un’idea, il fabbisogno quotidiano di Torrette e Marche Nord oscilla tra i 6000 e i 7000 pezzi tra mascherine chirurgiche, Ffp2 e Ffp3. Così la Regione Marche, preso atto che ancora «forte è il bisogno di reperire prontamente il materiale e i dispositivi necessari alla protezione degli operatori» ricorre a una procedura negoziata con i caratteri dell’estrema urgenza dedicata esclusivamente alla situazione emergenziale. Si tratta di 15 lotti di varie tipologie di mascherine facciali e camici, guanti e copricapo, occhiali e visiere, copri-scarpa, copri-calzari, tute protettive e gel igienizzanti. In tutto quasi sei milioni e mezzo di Dpi (più di 4 milioni di pezzi sono mascherine e filtranti facciali), per un valore di 12.170.000 euro, che dovrebbero coprire il fabbisogno di ospedali e altri servizi sanitari delle Marche almeno fino al 31 luglio. I tempi, vista l’urgenza, sono abbastanza ristretti e gli operatori economici interessati - che possono consultare la documentazione nel portale Appalti del sito della Regione Marche - dovranno far pervenire le proprie offerte entro le ore 17 del 29 aprile, mercoledì prossimo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico