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Wait-and-see approach. In America l’avrebbero riassunta così la situazione delle Marche: aspetta e vedi. È la linea del governatore Francesco Acquaroli da cui non si è discostato neanche nella giunta fiume di ieri in cui intorno al tavolo delle riunioni del settimo piano si è rifatto il punto con i dirigenti sanitari e i tecnici dell’osservatorio epidemiologico. Acquaroli ha insistito con convinzione sul filo del rasoio concendendosi qualche oscillazione verso il lato rigorista.
L’unica notizia di giornata
A Fano Tv prima di arrivare a palazzo Raffaello il governatore aveva rivelato l’unica, vera notizia di giornata: l’ordinanza anti assembramento (che venerdì è apparsa la foglia di fico mentre il ministro Speranza spogliava la regione del colore giallo per rivestirla di arancione) in realtà, potrebbe essere ugualmente emanata. Il governatore ha scandito a chiare lettere nel corso dell’esecutivo che le scene del fine settimana lasciano presagire una direzione pericolosa e sconsiderata. «Non temo chi da Ancona va a lavorare a Osimo - è la sintesi del discorso di Acquaroli - ma lo scarso distanziamento sociale che, invece, resta l’unico deterrente alla trasmissione del virus».
Il caso dell’Abruzzo
Acquaroli non si muove per convinzione e risponde «che l’Abruzzo fino a ieri aveva 1000 positivi al giorno. Noi siamo stressati certo, ma non come loro». Tradotto: nessuna fuga in avanti, al massimo una via di mezzo. È una concessione importante nel linguaggio decisionale del governatore fin qui restio ad aprire l’ala del rigore: per questo l’ordinanza anti assembramento andrebbe anche letta come una sorta di anticamera del lockdown. Agli assessori ha anche trasmesso forti timori sulla «zona arancione: ucciderà l’economia ma in realtà servirà a poco». Per questo teme gli assembramenti e allora tiene viva l’ipotesi dell’ordinanza.
Il percorso condiviso
Poi ribadisce in tv che «a determinate scelte ci si può arrivare anche insieme, senza imporle, magari condividendole, condividendo un percorso. Questo è quello che si aspettano anche i cittadini italiani e marchigiani nella fattispecie dalle istituzioni in questo momento». E ancora. «Credo - motiva il governatore - che una concertazione su questi numeri, che poteva partire mercoledì o giovedì, poteva portare tutti a una scelta più consapevole e condivisa oppure poteva rimandare la scelta per andare ad approfondire se davvero la tendenza era così pericolosa o si poteva aspettare qualche giorno a fare questa scelta». Acquaroli balla sul filo del rasoio: sa che con dieci Covid hotel aperti, le Rsa allestite e una valanga di gente positiva e sintomatica a casa ha finito le carte da giocare. Se con l’inverno alle porte risale l’onda saranno le terapie intensive a essere investite. In giornata il presidente ha anche ribadito il suo pensiero sulla app Immuni: «Se deve essere la soluzione, allora il Governo la renda obbligatoria per tutti. A quello che mi risulta continua a funzionare poco e male. Acquaroli ha ribadito che non l’ha scaricata, mi piacerebbe poter utilizzare uno strumento che funziona. L’app Immuni così com’è non funziona, non lo dico io, ma i numeri». Oggi si ricomincia in sala travaglio: consiglio regionale a palazzo Leopardi, conferenza Stato-Regioni, riunioni per studiare l’ordinanza. Potrebbe essere il giorno buono. E poi i maledetti numeri.
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Corriere Adriatico