ANCONA - “Sta diventando insostenibile il trasporto delle merci, anche di quelle essenziali. L’autotrasporto è al collasso”. Questo il grido di...
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Da un lato la crisi di liquidità nelle casse aziendali dovuta alla mancanza dei pagamenti da parte dei committenti, dall’altra l’aumento dei costi e l’impossibilità di bilanciare le perdite con i viaggi di ritorno stanno di fatto comportando il collasso del settore. Fino ad oggi l’autotrasporto, che l’emergenza dovuta al Covid-19 ha fatto finalmente percepire come essenziale per la vita di tutti i giorni dei cittadini, ha garantito la mobilità delle merci assicurando la continuità logistica al Paese. Ma le criticità sono tante e, afferma Gilberto Gasparoni Segretario Confartigianato Trasporti Marche, nella seconda quindicina di marzo l'autotrasporto ha perso il 60% del fatturato e nella prima quindicina di aprile l'80%, dato che solo il settore alimentare , sanitario e quello dei rifiuti urbani lavora; per certi versi, non è più conveniente far viaggiare i camion perché le imprese stanno lavorando in perdita con viaggi di ritorno a vuoto, dovendo però sostenere costi fissi, pagare carburante e assicurazioni, anticipare la cassa integrazione ai dipendenti senza avere più risorse per farvi fronte.
Le oltre 4000 aziende di autotrasporto merci e logistica, con 12.000 addetti sono quindi in profonda crisi e richiedono attenzioni e provvedimenti concreti. Ed anche gli ultimi provvedimenti non sono andati nella direzione sperata. Il cosiddetto “Decreto Liquidità” non ha previsto i tempi di pagamento certi come da direttiva UE ed un canale prioritario per l’accesso al credito delle imprese del settore e come Confartigianato Trasporti ha richiesto alla Ministra De Micheli.
E’ urgente prevedere un meccanismo certo per sostenere economicamente le imprese seguendo l’esempio di altri Governi che non hanno esitato a rimpinguare direttamente i conti correnti aziendali. Tutto ciò è necessario – concludono Marzocchi e Gasparoni – perché le imprese di trasporto e logistica, pur tra mille difficoltà, vogliono continuare a lavorare ed anche quelle realtà che l’emergenza ha costretto a fermarsi, vogliono riprendere al più presto l’attività lavorativa se messe nelle condizioni di farlo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico