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ANCONA - Uno strappo, tre strade per ricucirlo e l’ipotesi di fare di necessità virtù. La matassa da sbrogliare è quella di Confindustria Marche Nord che, dopo le dimissioni pre-natalizie del presidente pesarese designato, Mauro Papalini, tenta di ricordare il mare non volendo proprio saperne della rotta. Avanti o addio, con Viale dell’Astronomia, quartier generale romano dell’associazione nazionale degli industriali, che richiama all’ordine Ancona e Pesaro. Dovranno esprimersi prima da sole, poi insieme. Oppure. Ed è proprio nella forma rinforzata della congiunzione disgiuntiva che si gioca il futuro dei capitani d’industria marchigiani.
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Tre strade, la prima delle quale dovrebbe, o potrebbe, passare per una ritrovata armonia tra la dorica e la città di Rossini.
Due. La seconda via potrebbe affidarsi alla formula felice del fare di necessità virtù. Ovvero, non sanare la frattura, ma superarla a piè pari. Come? Accelerando il processo di aggregazione regionale. In questo caso il presidente, uno per tutti, non dovrebbe essere espressione delle territoriali, ma frutto della competenza gestionale. Potrebbe garantire la sintesi Simone Mariani, leader del colosso agroalimentare Sabelli e di Confidustria Centro Adriatico, la somma tra mille difficoltà di Ascoli e Fermo. Dettaglio non di poco conto: il presidente in questione è colui che, alla vigilia dello strappo scellerato, aveva proposto l’aggregazione con Marche Nord. In pratica, s’era portato avanti.
Sull’ultimo dei tre tracciati possibili passa la sconfitta. Ancona e Pesaro non trovano l’accordo e consumano fino in fondo la lacerazione. Il ritorno al passato, la negazione dello spirito di aggregazione.
Gli inevitabili tasselli. Al vicario, l’imprenditore jesino Pierluigi Bocchini, primo garante dell’ordine generale di quel che resta di Marche Nord, ora tocca il compito di convocare le assemblee di Ancona e Pesaro e poi riunirle in un’unica sede dove, con voto palese, la base degli associati dovrà esprimersi se vuole la fusione oppure se tornare a essere distinte. Avanti o addio.
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Corriere Adriatico