Il legno cibernetico parla marchigiano La scoperta del team di Chiara Daraio

Chiara Daraio
ZURIGO - Futuri schermi in cyberlegno per computer e Tv. Saranno dispositivi touchscreen, ma così sensibili alle variazioni...

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ZURIGO - Futuri schermi in cyberlegno per computer e Tv.




Saranno dispositivi touchscreen, ma così sensibili alle variazioni di temperatura che non sarà necessario toccarli. È uno dei possibili usi dei 'sensori viventì coltivati in laboratorio combinando cellule staminali del tabacco e nanoparticelle. Il cyberlegno è il più recente dei nuovi materiali ottenuti nel Politecnico di Zurigo dal gruppo dell'italiana Chiara Daraio, del Dipartimento di Meccanica e di Ingegneria dei processi.



«Qui inventiamo nuovi materiali e gli strumenti per testarli», ha detto la ricercatrice marchigiana Incontrando i giornalisti italiani nella visita organizzato dall'Ambasciata svizzera in Italia e dal Dipartimento degli Esteri della Confederazione svizzera e dedicata ai temi della formazione, ricerca e innovazione.



«Pensiamo ai materiali - ha aggiunto - come a dei Lego: partiamo dalle forme geometriche e, combinandole, otteniamo nuove proprietà. Grazie a questo processo controllato si creano materiali completamente innovativi». Dopo la laurea nel Politecnico delle Marche, Chiara Daraio ha cominciato la carriera accademia a 28 anni nel California Institute of Technology (Caltech) e da due anni insegna al Politecnico di Zurigo.



Il legno cibernetico è stato ottenuto combinando le cellule staminali del tabacco, molto sensibili alla temperatura, con nanoparticelle conduttrici, come i nanotubi di carbonio. «Crescendo e sviluppandosi in laboratorio - ha detto Daraio - le cellule si trascinano dietro le nanoparticelle. Lasciamo che la natura faccia il suo lavoro per noi». Il risultato è un sensore almeno 100 volte più sensibile alla temperatura rispetto a quelli finora disponibili.



Per il cyberlegno è stata presentata una domanda di brevetto e nel frattempo la ricerca sta andando avanti. Il prossimo passo sarà eliminare le cellule vegetali, conservando esclusivamente le sostanze che le rendono sensibili alla temperatura, per creare sensori trasparenti e flessibili, da modellare nelle forme più diverse e a basso costo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico