L’accusa di Carancini (Pd): «Per recuperare le liste di attesa 41% dei fondi è andato al privato». La replica di Saltamartini

L’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini parla dell’assetto del nuovo ospedale
ANCONA La bomba a orologeria delle liste di attesa deflagra anche nell’arena del Consiglio regionale. Un’interrogazione del dem Romano Carancini è stata...

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ANCONA La bomba a orologeria delle liste di attesa deflagra anche nell’arena del Consiglio regionale. Un’interrogazione del dem Romano Carancini è stata l’occasione per tracciare un bilancio sulla gestione del nodo gordiano della sanità negli ultimi due anni. Bilancio in chiaroscuro, con un recupero delle prestazioni saltate nel biennio nero del Covid ancora ben lontano dal traguardo. «Nelle 20 prestazioni più richieste, solo il 67% di quelle di classe B (entro 10 giorni) ha rispettato i tempi previsti nel 2023, mentre per quelle di classe D (30/60 giorni) siamo sul 69%. Il piano nazionale richiede il 90%», attacca il consigliere del Pd.

 

Botta e risposta

L'assessore alla Sanità Filippo Saltamartini usa la matematica per replicare: «Lo scorso anno i 9 milioni di euro stanziati dal governo per le liste di attesa sono stati tutti spesi e abbiamo recuperato 129.521 prestazioni ambulatoriali - rispetto alle 58.991 previste dalla delibera di giunta con cui abbiamo delineato il Piano operativo - e 14.040 ricoveri». Ma è sulle modalità utilizzate per impiegare i fondi necessari al recupero delle prestazioni che si è aperto il secondo fronte, con Carancini che ha mirato ad alzo zero sull’aumento della percentuale di risorse destinate alla committenza privata.

Le differenze

Con un sistema sanitario pubblico in affanno, il privato convenzionato diventa l’unico alleato possibile per garantire le prestazioni, ma questa dipendenza rappresenta in maniera plastica la stortura della sanità italiana negli ultimi anni. Nel 2022, le Marche hanno assegnato ai privati solo il 13% di quei 12.861.641 euro statali per recuperare le liste di attesa, pari a 610.422 euro. In quello stesso anno, buona parte dei fondi (circa 8 milioni) vengono dirottati sull’acquisto di farmaci salvavita innovativi. E nel recupero delle prestazioni risultiamo tra le ultime regioni d’Italia. Nel 2023 cambia lo scenario: i 9.063.215 euro messi a disposizione dal governo vengono tutti spesi per le liste di attesa e 3.715.918 euro (il 41% del totale) vengono affidati al privato convenzionato. Anche grazie a questa mano tesa, le Marche sono riuscite a recuperare le 129.521 prestazioni ambulatoriali ed i 14.040 ricoveri ricordati ieri da Saltamartini in aula. «Dati che smascherano le tante bugie sulle spese per la committenza privata sulle liste d'attesa», il j’accuse di Carancini. Ma al netto delle polemiche infinite sul privato in sanità, è un altro l’aspetto preoccupante emerso ieri a Palazzo Leopardi: il tempo di recupero sugli interventi chirurgici per tumori maligni. «Gli accessi agli atti che ho fatto - rincara la dose il consigliere dem - dimostrano che le prestazioni ospedaliere rispettano i tempi previsti dal Pngla con una media del 50%». Si va dal 31,2% di interventi nei tempi previsti per il tumore al polmone, al 61,5% per quello maligno all’utero. Non una media eccelsa, soprattutto considerando quanto delicato sia questo capitolo.

La novità

Per rimettere sui binari il treno deragliato delle liste di attesa, Saltamartini ha anche annunciato un new deal per il Cup. «Nel 2025 scade l’appalto relativo alla fornitura del Cup della regione Marche. In modo preventivo e visto l’avvicinarsi della scadenza, un gruppo di professionisti coordinato dall’Ars sta procedendo alla riscrittura del capitolato prevedendo all’interno l’inserimento di alcune specifiche tecniche» volte ad agevolare la presa in carico del paziente e «l'attivazione di percorsi di prenotazione gestiti direttamente dallo specialista». Sarebbe già un bel passo avanti.

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Corriere Adriatico