ANCONA - Il segno dell'economia delle Marche è positivo ma la ripresa è ancora debole e disomogenea. La parola...
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La parola d'ordine è, perciò, «cautela». Lo rileva l'Aggiornamento sull'andamento dell'economia delle Marche, presentato oggi da Banca Italia. Dal sondaggio, condotto su 300 imprese industriali della regione, emerge che la congiuntura è migliorata anche se più lentamente rispetto al dato italiano.
"Le attese dell'aziende per i prossimi mesi, specie quello medio grandi, sono orientate ad un cauto ottimismo anche rispetto alla possibilità di effettuare investimenti nel 2016 - ha detto Gabriele Magrini Alunno, direttore della sede di Banca d'Italia di Ancona -, le difficoltà rimangono per le piccole e medie imprese specie nell'accesso al credito". L'andamento risulta differenziato fra settori e territori. "Lo choc legato al calo dell'export verso la Russia, specie per il calzaturiero, si fa ancora sentire ma, malgrado questa caduta, il settore è riuscito a restare stabile - ha aggiunto Magrini Alunno -, la svolta ciclica nell'economia, con una produzione industriale a +0,8% nei primi nove mesi del 2015, non interessa ancora l'edilizia, che registra un'attività in calo e una discesa nella compravendita delle case".
Positivo, invece, il quadro di meccanica ed elettronica e del mobile, influenzato positivamente dal dato delle esportazioni. La produzione della moda è, nel complesso, stazionaria. I servizi segnano una ripresa delle attività. Oltre alla spesa per investimenti nel 2016, il segno positivo del sondaggio, ha spiegato Giacinto Micucci, dell'Ufficio analisi e ricerca, riguarda la variazione del fatturato nei primi tre trimestri del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, gli ordini previsti a fine marzo 2016 rispetto a fine settembre 2015, l'andamento della produzione del quarto trimestre 2015 sul terzo.
Il chiaro-scuro del rapporto emerge nel capitolo lavoro: nella media del primo semestre, l'occupazione è lievemente scesa, pur con il dato positivo di un aumento dei contratti a tempo indeterminato legato all'applicazione del Jobs Act, ma il tasso di disoccupazione, stabilizzato al 9,7% nel primo semestre 2015 rispetto al 10,4% dello stesso periodo, è in realtà dovuto alla minore partecipazione al mercato del lavoro, cioè le persone che cercano un posto sono diminuite del 7,9%, un dato che interessa in particolare le donne. Ombre anche per la qualità del credito, che tarda a migliorare e rimane inferiore al confronto nazionale, influenzato soprattutto dagli elevati ingressi in sofferenza del settore edilizia. I prestiti, nel complesso, si sono stabilizzati, dopo tre anni di calo, e la domanda di imprese e famiglie mostra un profilo espansivo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico