Banca Marche, per gli indennizzi ora spunta l'ipotesi di nuovi bond

Banca Marche, per gli indennizzi ora spunta l'ipotesi di nuovi bond
ROMA - Allargare “le maglie” dei ristori, per venire incontro il più possibile agli obbligazionisti delle quattro banche che hanno visto sfumare i loro...

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ROMA - Allargare “le maglie” dei ristori, per venire incontro il più possibile agli obbligazionisti delle quattro banche che hanno visto sfumare i loro risparmi. A confermare che il Governo sta lavorando a un nuovo provvedimento è il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, nel giorno in cui scade il termine per emanare gli atti amministrativi sugli indennizzi e in cui le “vittime del salva banche” hanno aperto una interlocuzione direttamente con la Banca d’Italia. Incontro - con il direttore dell’Unità di Risoluzione e Gestione delle Crisi di Banca D’Italia, Stefano De Polis - definito “proficuo” da entrambe le parti e nel corso del quale è emersa anche una nuova ipotesi, e cioè che siano anche i futuri acquirenti delle good bank - nate dalle ceneri di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti - a farsi carico almeno in parte del ristoro dei risparmiatori, attraverso l’emissione di nuovi bond subordinati da destinare a chi si è visto azzerare l’investimento con il salvataggio delle quattro banche. Si potrebbe trattare di obbligazioni “non fruttifere e vincolate nel tempo”, aggiunge Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione, “non penalizzerebbero nessuno e riavvicinerebbero anche chi ha lasciato gli istituti” che recupererebbero in questo modo anche la fiducia persa con la vicenda del salvataggio.


L’ipotesi, poi non percorsa, era circolata già a novembre in occasione della risoluzione, perché secondo alcuni, avrebbe consentito di smorzare di molto gli effetti negativi sulla fiducia nel sistema, pur essendo un magro beneficio per i risparmiatori. Ora la proposta spiega il consulente dell’associazione Alvise Aguti, non è stata giudicata da via Nazionale “una strada non percorribile” e, anzi, potrebbe “essere approfondita con i nuovi acquirenti” che, con un intervento diretto e volontario, sostanzialmente in cambio “eviterebbero una serie di cause legali”. Dalla stessa Banca d’Italia filtra in effetti una certa apertura su questa ipotesi, visto che l’auspicio espresso da via Nazionale, viene riferito, è infatti quello che gli acquirenti delle nuove banche riservino una particolare attenzione ai risparmiatori, ricercando soluzioni che permettano di attenuare i disagi sofferti. L’emissione di nuovi bond, peraltro, potrebbe affiancare la soluzione via indennizzi, ad esempio per chi dovesse rimanere fuori. Di certo il Governo, come ha confermato Morando, sta cercando di ridurre al minimo gli “esclusi”, negoziando con la Ue l’aumento del fondo di solidarietà che ora ha una capienza massima di 100 milioni. “Ancora non si siamo ma penso ci siano buone possibilità di un esito positivo per i detentori di obbligazioni subordinate”, ha assicurato il viceministro, ricordando che “fin dall’inizio” il nodo era con la Ue - per via delle regole su burden sharing e rischio aiuti di Stato - ma ora “sembrerebbe possibile, in via del tutto eccezionale perché siamo in fase di prima applicazione di nuove regole, avere una interpretazione un po’ diversa”. Del resto, sempre secondo quanto riferito dai risparmiatori, dalla stessa Banca d’Italia è arrivata l’indicazione che un eventuale intervento “volontario” da parte delle banche per risolvere la questione (che sia l’aumento del fondo o l’emissione di nuove obbligazioni) “non c’è contrapposizione con le norme Ue” sugli aiuti di Stato e “non si viola” il bail in.


Intanto, secondo fonti finanziarie, potrebbero esserci tempi lunghi per la cessione delle sofferenze delle quattro banche ora trasferite alla bad bank, in modo da cogliere l’avvio del mercato delle cartolarizzazioni e non cederle perciò a prezzi da saldo. Tali fonti ricordano che la stessa Commissione e la Banca d’Italia hanno riconosciuto come il valore fissato a novembre (17,6% di media sul nominale) fosse una stima preliminare con un valore reale che potrebbe anche essere superiore. Visto che sulla cessione degli Npl non c’è una esplicita scadenza, diversi esperti starebbero quindi consigliando di attendere a mettere in cantiere le operazioni di cessioni analizzando nel dettaglio il portafoglio di sofferenze, da non vendere comunque in blocco. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico