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ANCONA - Sempre poche, rispetto a quante potrebbero aspirare a mettersi in Piazza. La platea delle aziende marchigiane quotate alla Borsa di Milano, fondata nel 1808, la nona più antica del mondo e la sedicesima in termini di capitalizzazione, non sfonda la decina. Una atavica caratteristica di questa regione, dove l’impresa è soprattutto un affare di famiglia, restia ad aprirsi al mercato.
I requisiti
Tre sono le aziende del segmento Star, un podio dedicato a quelle con titoli ad alti requisiti: la fabrianese Elica, leader nella produzione delle cappe aspiranti da cucina; la Tod’s, che da Casette d’Ete, nel Fermano, detta le regole del fashion in giro per il mondo; la pesarese Biesse, che brilla nel mercato delle macchine e dei sistemi destinati alla lavorazione di legno, vetro, pietra e metallo.
Per esserci, qui, non si sfugge alle regole ferree su trasparenza, liquidità e governance.
Delle sei società quotate, solo Websolute l’anno passato aveva registrato una crescita del fatturato del 4% rispetto al 2019. Al contrario, le altre avevano fatto segnare un calo delle vendite. Le contrazioni più marcate sono state quelle di Tod’s e Clabo, con valori, rispettivamente, al-30,4%e -30,8%. I settori in cui operano sono stati particolarmente colpiti dal blocco delle attività per Covid: calzaturiero e arredo. Riduzioni più contenute erano state quelle di Elica (-5,7%) e di Gel (-13,3%). Ma ecco il rimbalzo, importante, nel primo semestre di quest’anno.
I numeri
Le cifre, ordinate dalla Fondazione Aristide Merloni, si confrontano con lo stesso periodo del 2020, il peggiore in assoluto. Morale, complessivamente il ricavo del “gruppo delle sei” fa segnare un +45,6%. Procedendo di scorporo, Tod’,s è a +54,9%, Biesse +37,9%, Elica +46%, Clabo +24,1%, Gel +28,8% e Websolute a +50%. La notizia più rilevante è che Tod’s per la prima volta nella sua storia nel 2020 infila un risultato d’esercizio in negativo, quando per decenni era stata un campione di redditività. Lo stesso dato resta preceduto dal meno anche nei primi sei mesi dell’anno, nonostante la crescita dei ricavi. La pandemia non perdona.
Un pungolo. Esserci, in Borsa, aiuta nelle strategie a lungo termine. Impone adempimenti e richiede alta qualità. Un’ambizione che, nel tempo, non ha risparmiato il mix di luce e design di Guzzini, il magico mondo dell’animazione di Rainbow, il fascino della moda di Lardini. A dimostrare che ad aspirare a mettersi in Piazza Affari sarebbero in molti, c’è Elite. Il programma di Borsa Italiana, per la formazione e il tutoring delle imprese che vogliono intraprendere un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale, fino al 2019 raccoglieva nelle sue file una ventina di imprese marchigiane. Esserci non è una vera dichiarazione d’intenti, ma un buon proposito sì.
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Corriere Adriatico