Franchi, sindaco di Arquata: «Gli accorpamenti delle classi sarebbero un’ulteriore mazzata per noi. Pronto a manifestare in piazza con le famiglie»

Il sindaco di Arquata Michele Franchi
ARQUATA - Non sono poche le criticità di un piccolo Comune per la formazione delle classi a scuola per l’anno 2022/23. Anche ad Arquata la situazione non è...

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ARQUATA - Non sono poche le criticità di un piccolo Comune per la formazione delle classi a scuola per l’anno 2022/23. Anche ad Arquata la situazione non è affatto semplice e le preoccupazioni non sono poche.

 

«Sembra che sarà accorpata una classe alle medie e di metterne una in più alle elementari. Per noi sarebbe un’ulteriore mazzata per la ripartenza della nostra scuola e della nostra realtà che sta iniziando ad intravedere le luci della ricostruzione - evidenzia il sindaco di Arquata Michele Franchi - Stiamo aspettando una deroga da parte del Ministero. Se non arriverà, scenderemo in piazza insieme ai genitori per protestare e metteremo in atto azioni eclatanti, perché per noi è fondamentale che il sistema montagna debba reggere, altrimenti si ricostruiscono le case per ospitare chi? - si chiede il sindaco - Ringraziamo l’assessore Latini, il presidente della Provincia e le altre istituzioni che si sono interessate alla vicenda. Molte famiglie lamentano di aver fatto sacrifici e dopo aver iniziato a vivere nelle Sae e dopo che si intravede un po’ di luce dopo un lungo periodo buio, arriva questa cattiva notizia. La deroga serve a tutto il cratere perché aiuterebbe tutta la zona - aggiunge Franchi - Lo scorso anno siamo riusciti a sopperire a questa difficoltà con l’emergenza Covid, ma per il prossimo anno le classi si devono formare in deroga, perché rischiamo di buttare via i sacrifici fatti in cinque anni. La scuola è l’ultimo baluardo ed è la priorità dell’area del sisma e lotteremo come Amministrazione fino alla fine. Serve un occhio di riguardo per queste zone per avere un futuro- prosegue Franchi - Speriamo di avere notizie prima della fine della scuola, altrimenti protesteremo».

 

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Corriere Adriatico