Vini piceni, Angela Velenosi attacca il Consorzio. Nel mirino la recente campagna promozionale. «Tempismo infelice, tradito il territorio»

Angela Velenosi
ANCONA - Era stata annunciata con grande risalto nella immediata vigilia del Vinitaly. Ma per la campagna di comunicazione promossa dal Consorzio di tutela dei vini piceni...

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ANCONA - Era stata annunciata con grande risalto nella immediata vigilia del Vinitaly. Ma per la campagna di comunicazione promossa dal Consorzio di tutela dei vini piceni è arrivata forse inaspettata la doccia fredda. Quando ancora gli stand del salone di Verona sono aperti (chiusi ieri sera). L’attacco frontale arriva da Angela Velenosi, grande signora del vino ma soprattutto tra i maggiori produttori vinicoli delle Marche, con oltre 2,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno.

Per Umani Ronchi la corsa continua, c’è la certificazione Equalitas Corporate

 

E anche tra i promotori e dirigente del sodalizio stesso. «Prendo le distanze dalla campagna di comunicazione “Piceno Veritas” - attacca Angela Velenosi - voluta dal Consorzio di tutela dei vini piceni. La campagna non rappresenta la mia visione del territorio ed esprime una messaggio che ritengo scorretto. La figura centrale della campagna è un guerriero piceno che regge un calice di vino. Lo sguardo da combattente, il petto nudo tatuato, i tralci di vite attorno al collo rendono questa figura assurda, inappropriata e slegata dal nostro contesto. Il richiamo bellico all’uomo forte ha un tempismo infelice, e non corrisponde alla natura cooperativa del Consorzio, né all’accoglienza per cui siamo famosi». «Il secondo motivo - continua la Velenosi- per cui prendo le distanze è il bollino verde “Etico Bio”. Queste parole nel contesto inserito perdono di senso senza un legame con le pratiche dei produttori. Questo è offensivo per i consumatori attenti e per le aziende che si impegnano quotidianamente nel garantire un prodotto biologico o biodinamico. Condivido - conclude l’imprenditrice - l’intento del Consorzio nel promuovere il territorio e l’autenticità dei vini piceni. Sono convinta che questa campagna non rappresenti correttamente l’impegno del Consorzio, che in vent’anni ha costruito una comunità, più che un esercito. Continuo a riporre fiducia nel Consorzio dei vini piceni e nella sua capacità di rappresentare i propri consorziati». La parola adesso passa a Giorgio Savini e Armando Falcioni, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio di tutela vini piceni. 
 

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Corriere Adriatico