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ANCONA - Più posti per i test d’ingresso a Medicina. La manovra del ministro Anna Maria Bernini punta ad incrementare le iscrizioni al corso di laurea del 30% in 7 anni, pari a un totale di 30mila nuovi ingressi (su base nazionale) da qui al 2030. Dall’anno accademico in procinto di cominciare (2023-2024) ci saranno già 4mila posti in più. «L’ampliamento mi trova assolutamente d’accordo, tra l’altro fatto in maniera ragionevole e ben ponderata» afferma Mauro Silvestrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona.
Provvedimento che, però, lancia l’assist per una riflessione consequenziale sul tema dell’abolizione del numero chiuso: «Resta il fatto che l’abbattimento dei limiti di accesso è rischioso per la qualità dei servizi didattici erogati - commenta Silvestrini -. C’è, in effetti, un’onda di richiesta di abolizione dei numeri chiusi, ma noi abbiamo la necessità di assicurare agli studenti anche un’attività pratica e questo diventerebbe difficile da concepire».
I numeri
La manovra ministeriale si traduce nelle Marche, nello specifico per la Facoltà di Medicina ad Ancona, in un incremento di 75 posti per i test di ingresso: passando da 275 a 330 per il corso di laurea in lingua italiana e da 60 a 80 per quello di Medicine and Surgery in lingua inglese «con un occhio di riguardo allo sviluppo di competenze tecnologiche particolari» tiene a sottolineare Silvestrini.
Le criticità
Incremento dei posti a cui risponde il sindacato Nursing up degli infermieri ponendo l’accento, invece, sulla grave carenza di figure nel loro ambito professionale. «Un segnale di attenzione ad un problema in essere da diversi anni» commenta il dottore Fulvio Borromei, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Ancona, che subito rivolge lo sguardo ad una questione annosa che riguarda gli studenti in Medicina: «È importante, però, che a questo ampliamento del numero di iscritti faccia seguito un altrettanto numero di specialità per i futuri medici - fa notare -, perché in passato la criticità che abbiamo avuto era che non tutti i medici che si laureavano potevano accedere ad una qualsiasi specialità. Di conseguenza ci siamo trovati davanti ad una fuga all’estero di medici neolaureati». Ma oltre al problema di una domanda di borse di studio costantemente maggiore rispetto all’offerta, c’è anche un’altra criticità: «C’è un ritardo ministeriale importante sulla comunicazione delle tipologie di borse e le rispettive disponibilità - spiega Silvestrini -, la settimana prossima i nostri medici dovranno scegliere la specializzazione, ma non sanno quante borse sono state finanziate e in quale ambito».
Il sacrificio
«Giusto l’incremento dei posti ai test d’ingresso e giusta una selezione che tenga conto delle motivazioni vere e del sacrificio del ruolo ,anche per la durata del corso degli studi - commenta Armando Gozzini, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche -. Parlo da laureato in medicina con tre specializzazioni fatte con norme diverse a seconda del periodo in cui le ho conseguite. Oggi rifarei tutto con lo stesso entusiasmo tenendo d’occhio l’innovazione tecnologica e la lingua inglese, il confronto con il mondo scientifico, e la sanità dei diversi Paesi».
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Corriere Adriatico