Strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo: è il giorno del giudizio

Strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo: è il giorno del giudizio
È il giorno della sentenza per la banda dello spray. Dopo cinque udienze, si chiuderà oggi (almeno in primo grado) uno dei capitoli dell’inchiesta nata dopo la...

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È il giorno della sentenza per la banda dello spray. Dopo cinque udienze, si chiuderà oggi (almeno in primo grado) uno dei capitoli dell’inchiesta nata dopo la tragedia avvenuta tra la notte del 7 e 8 dicembre 2018 alla Lanterna Azzurra di Corinaldo. Attendono il verdetto i sei ragazzi della Bassa Modenese accusati di aver spruzzato all’interno del locale la sostanza urticante causa dello scompiglio infernale che fece circa 200 feriti e 6 vittime: cinque adolescenti (Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Emma Fabini, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti) e una mamma di 39 anni (Eleonora Girolimini).


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Il gup Paola Moscaroli, che ha presieduto il processo con il rito abbreviato, si ritirerà in camera di consiglio dopo le eventuali repliche dalle parti civili, delle difese e dei pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai. La scorso giovedì si sono concluse le arringhe dei difensori. In precedenza, c’erano state le richieste della procura: complessivamente più di cento anni di reclusione per la gang finita in arresto lo scorso agosto dopo le indagini del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Ancona. A rischiare di più sono Ugo Di Puorto (per l’accusa è sua l’impronta trovata sulla bomboletta rinvenuta sul pavimento della Lanterna) e Raffaele Mormone: per entrambi sono stati chiesti 18 anni di reclusione. A seguire: 17 anni e 3 mesi per Andrea Cavallari, 16 anni e 10 mesi per Moez Akari, 16 anni e 7 mesi per Souhaib Haddada e 16 anni e 1 mese per Badr Amouiyah. Le accuse sono associazione a delinquere, omicidio preterintenzionale, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti commessi – secondo gli investigatori – in discoteche di mezza Italia. 

Sentiti in aula, gli imputati hanno contestato l’esistenza di un’organizzazione criminale che si muoveva per andare a rubare nelle discoteche dove erano ospiti i cantanti capaci di attirare migliaia di ragazzi (a Corinaldo era atteso Sfera Ebbasta). Anzi, «eravamo rivali tra noi per rubare» è la tesi emersa in aula. Alla Lanterna – secondo la ricostruzione difensiva – erano giunti addirittura tre gruppi distinti dalla Bassa Modenese, tutti con l’intento dichiarato di strappare collane dal collo degli avventori e poi rivenderle per fare la bella vita. Ma come è possibile che siano arrivati tutti a Corinaldo la stessa notte? Una casualità. 


Lo spray al peperoncino? Nessuno ha ammesso di averlo utilizzato. I sospetti di alcuni imputati sono ricaduti su Amouiyah, tirato in ballo «per una serie di voci, ma non c’è nulla sotto il profilo probatorio» ha detto il difensore dell’italo-marocchino. Al processo non hanno quasi mai partecipato i familiari delle vittime, tutti costituti parte civile. In un paio di occasioni si sono visti padre e fratello di Benedetta. «Poco importa quanto prenderanno gli imputati, devono però capire cosa hanno distrutto» aveva detto due udienze fa Corrado Vitali.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico