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ANCONA - Abolire il numero chiuso alla Facoltà di Medicina. È la proposta di legge avanzata dal consigliere regionale della Lega, Giorgio Cancellieri. Una provocazione, verrebbe da pensare. Visto che il quadro normativo di riferimento è nazionale: legge 264/1999. Ma il problema della mancanza di personale sanitario è reale. E anche sul territorio regionale si sta verificando un’asfissia del settore. In particolare nel segmento dei medici di base, troppo pochi per sostenere il fabbisogno della popolazione. Il vero imbuto, però, sarebbe nell’accesso alle specialità. Le borse di studio non bastano a compensare la richiesta formativa degli studenti. E il rischio è di trovarsi poi con una pletora di dottori non specializzati.
La prima mossa
A onor del vero la Regione su questo ha messo una toppa alzando la soglia Isee e Ispe per allargare la platea di specializzandi. Ma il matching tra domanda e offerta è ancora lontano dal compensare del tutto le reali necessità sul campo sanitario.
La riprogrammazione
«Senza dubbio va fatta una riprogrammazione sulla base di un’analisi a monte - spiega il dottor Fulvio Borromei, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona - dobbiamo fare un calcolo in previsione tenendo conto di quanti medici potremmo avere bisogno nel futuro». Posizione che trova concorde anche il Presidente della Fimmg Marche, il dottor Massimo Magi secondo cui «poteva essere fatta una programmazione più attenta e coerente con il panorama socio assistenziale». Quindi, più che liberalizzare gli accessi a Medicina, ripensare il numero di posti da mettere a bando. In quest’ottica l’Univpm ha portato da 598 a 735 i posti disponibili per i corsi triennali delle professioni sanitarie. «Sicuramente c’è l’esigenza di avere più operatori sanitari - conferma il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Mauro Silvestrini - dunque ci si deve organizzare». Ma dall’altra parte c’è anche un limite strutturale all’accoglienza. «I nostri spazi sono fatti per ospitare un certo numero di studenti - specifica Silvestrini - a meno che non si decida di fare della didattica a distanza uno strumento fondamentale».
Le borse di studio
L’altro tema che sta particolarmente a cuore a tutto il sistema sanitario è la formazione dei futuri dottori. L’imbuto nell’accesso alle borse di studio è il vero nervo scoperto. La Regione ha innalzato le soglie Isee e Ispe portandole rispettivamente a 23mila euro (da 21mila) e 50mila euro (da 38mila). Ma per il presidente dell’Ordine dei Medici non basta: «l’opportunità di accedere alla specializzazione deve essere data a tutti i laureati» afferma Borromei. Ma è Magi della Fimmg Marche a lanciare l’allarme sulla situazione in cui vertono i medici di base: «le specializzazioni sono poche - dice - ma ancora meno quelle per preparare i medici di famiglia». Una categoria che sta lentamente scomparendo. «La medicina generale è figlia di un dio minore - incalza Magi - parte con un deficit iniziale». In una società che è mutata radicalmente vittima di una «dinamica demografica fredda - spiega il presidente Fimmg - con un incremento delle fasce d’età superiori a 64anni e dunque con la necessità di avere medici generici preparati a curare le patologie del paziente prima che arrivi al letto d’ospedale».
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Corriere Adriatico