Marinerie, l’ultimatum: «Gasolio a 50 centesimi o bloccheremo la pesca». Tutti d'accordo tranne San Benedetto: «Avanti nonostante tutto»

La marineria di San Benedetto
ANCONA - «O scende il prezzo del gasolio oppure tutte le barche si fermeranno. E sarà sciopero a oltranza». Sono le parole con le quali il presidente di...

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ANCONA - «O scende il prezzo del gasolio oppure tutte le barche si fermeranno. E sarà sciopero a oltranza». Sono le parole con le quali il presidente di “Marineria d’Italia e d’Europa”, il civitanovese Francesco Caldaroni, sintetizza l’accordo raggiunto ieri a Pescara nel corso dell’incontro che lui stesso ha organizzato coinvolgendo i porti di buona parte di Adriatico e Tirreno.

 


Caldaroni racconta una situazione paradossale: «Stiamo pagando il gasolio 1,14 euro al litro, più di quanto lo pagavamo due mesi fa, quando il prezzo al barile era più alto di quello attuale - afferma -. Con duemila euro di gasolio non riusciamo più a lavorare quanto basta per poter vivere. Da Roma devono trovare una soluzione o la risposta delle marinerie sarà il blocco delle attività». All’incontro di ieri c’erano i rappresentanti dei porti di numerose regioni italiane, dalla Puglia fino al Lazio. Per quanto riguarda le Marche c’erano delegati di Porto San Giorgio, Civitanova, Ancona e Fano. Mancava San Benedetto che ha deciso di non sposare la politica dell’ultimatum ma di cercare di andare avanti almeno fino a quando la situazione internazionale, che sta condizionando il prezzo del petrolio, non sarà migliorata. 


Una posizione condivisa da altre importanti marinerie come, ad esempio, quella di Chioggia. Ha fretta di trovare una soluzione, invece, la maggior parte degli altri addetti ai lavori. «Non è possibile andare avanti - insiste Caldaroni - il Governo deve intervenire in maniera rapida e risolutiva. Abbiamo preparato una lettera per il ministro e per la Direzione nazionale della Pesca. Se entro quindici giorni le cose non cambieranno e il prezzo non calerà, allora le barche si fermeranno. E il blocco sarà ad oltranza». Parla addirittura di «giorni contati» il delegato della marineria pescarese Lucio Di Giovanni. «Ormai - dice - lavoriamo solo per pagare le spese, quando ci riusciamo. E questo con la speranza che non ci siano avarie, danni alle barche e altri problemi imprevisti, considerando per esempio i noti problemi del porto di Pescara. Per le marinerie italiane questa è una lenta agonia. Stiamo annaspando. Non c’è possibilità di salvarsi e oggi con quasi tutte le marinerie d’Italia stiamo affrontando questo problema del caro gasolio che ci ha messo letteralmente in ginocchio. Se non verrà preso qualche provvedimento e non ci sarà qualcuno che deciderà il da farsi e aiutarci in qualche modo, saremo costretti a fermarci tutti perché è certo che continuando di questo passo abbiamo i giorni contati. A queste condizioni siamo segnati. Lo sciopero? Potrebbe essere necessario per farci sentire, perché siamo stati abbandonati da tutti».

Ieri mattina, in occasione dell’incontro di Pescata, ogni marineria ha esposto la propria posizione. «Ma è chiaro - sentenzia Di Giovanni - che se non si farà qualcosa ci fermeremo». Risalta all’occhio, come detto, l’assenza della marineria sambenedettese tra quelle marchigiane. A spiegare i motivi è il presidente della Cooperativa Progresso Giuseppe Pallesca: «Non riteniamo utile lanciare un aut aut di questo tipo - afferma - c’è la guerra e fin quando la situazione internazionale sarà quella è difficile se non impossibile pretendere di far scendere il prezzo del gasolio. Per noi è meglio cercare di tirare avanti riuscendo a garantire un po’ di guadagno per tutti piuttosto che fermarsi e mettere in difficoltà serie tutti gli imbarcati».


Al termine dell’incontro a Pescara è stato redatto un documento con le richieste della categoria: costo del gasolio massimo di 0,50 centesimi, fermo biologico facoltativo, cassa integrazione straordinaria e retroattiva dal 10 gennaio 2022 per gli imbarcati, blocco dei mutui per un anno per armatori e marittimi. Queste le marinerie che aderiscono all’iniziativa decisa ieri a Pescara: Pescara, Trani, Mola di Bari, Gaeta, Manfredonia, Monopoli, Molfetta, Ortona, Ancona, Vasto, Civitanova Marche, Fano, Porto San Giorgio, Giulianova, Fiumicino, Termoli, Anzio, Civitavecchia, Rimini, mentre la Calabria ha delegato i presenti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico