Il fratello Francesco: «Antonio, te ne sei andato e adesso mi sento un sopravvissuto»

Il fratello Francesco: «Antonio, te ne sei andato e adesso mi sento un sopravvissuto»
Quando mi hanno telefonato per dirmi della morte di mio fratello Antonio, ho provato un senso profondo di solitudine, di sconforto. Mi sono sentito un sopravvissuto. ...

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Quando mi hanno telefonato per dirmi della morte di mio fratello Antonio, ho provato un senso profondo di solitudine, di sconforto. Mi sono sentito un sopravvissuto.

Sono l’unico rimasto di quattro fratelli e sono da poco uscito dall’inferno del Covid. In queste ore, con la mente ripasso, con minuzia, la mia lunga storia con Antonio. Mio fratello era una persona complessa e molto intelligente.

 

Aveva un carattere autonomo e solitario, ha sempre scelto di intraprendere percorsi indipendenti. Soprattutto sul fronte imprenditoriale. Decise di andare da solo, di staccarsi da noi fratelli, dopo la morte di nostro padre, di cui tutti abbiamo seguito l’insegnamento, l’esempio. Tant’è che nel 2000 il fatturato della somma delle nostre tre aziende era di 5 miliardi di euro e di 25mila dipendenti. Insieme. Come insieme ci siamo sempre messi a disposizione dell’impegno sociale e politico: Antonio come sindaco di Fabriano, Vittorio come presidente nazionale di Confindustria, io come parlamentare. Anche in questo caso abbiamo seguito la guida di nostro padre, che ci ha educati all’attenzione verso la comunità. Antonio fu primo cittadino per 15 anni e realizzò molte opere importanti per la città. Vorrei citarne una su tutte: l’acquedotto. Mitiche, le sue sedute del consiglio comunale, che lui terminava sempre portandosi a cena tutti i consiglieri. Indimenticabili, le tavolate con 10mila persone che organizzava per celebrare Santa Lucia, patrona dei metalmeccanici. Sono già nella storia.

 

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Corriere Adriatico