La ricetta di Temperini: «Qualificare l’offerta dei negozi, migliorare l’accoglienza turistica»

La ricetta di Temperini: «Qualificare l’offerta dei negozi, migliorare l’accoglienza turistica»
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ANCONA - Sfumato il sogno di Capitale della cultura, il capoluogo cerca il riscatto. Politica, sport, infrastrutture, economia e svago: cinque capitoli per il rilancio. La città vale più di come appare, deve trovare la via per crescere.

Professor Valerio Temperini, docente di Economia e Gestione delle imprese alla Politecnica delle Marche: quanto è competitiva l’economia anconetana nel contesto nazionale? 
«Non basta ragionare sulla percezione. Occorrerebbe implementare un piano di marketing territoriale, indispensabile per capire potenzialità e indirizzi di intervento». 

 

In mancanza di dati, qual è la sua percezione? 
«In una città bellissima, con un patrimonio monumentale e paesaggistico ingente, da valorizzare, ravvedo criticità: nel rilancio del centro storico, e del territorio urbano».
Qualche dettaglio? 
«Va migliorata l’accoglienza, in funzione del turismo. E poi, le infrastrutture: il porto commerciale gravita sul centro, con gravi problemi di connessione alla grande viabilità. E un porto turistico fuori mano. Dovrebbe essere il contrario, un tema da affrontare e risolvere a lungo termine». 
Un’altra criticità? 
«Il commercio del centro dove, con i noti problemi di parcheggio, si trovano le stesse merci di un centro commerciale, dove invece parcheggiare è facile. Perché preferirlo? Andrebbe qualificata l’offerta: più mirata e diversificata, con prodotti tipici».
Parliamo dell’identità? 
«Scarsa, sul piano delle aziende produttrici, alcune poco legate al territorio, che va valorizzato, per attrarre i giovani. E poi, il mare...». 
Ci spieghi .
«Non viene dato sufficiente sviluppo a un’economia legata al mare, con un dialogo proficuo con l’entroterra: nuove imprese dovrebbero essere favorite, partendo dalle reali risorse del territorio. Con il Recovery Fund si potrebbero aprire possibilità: perché non cavalcarle? Ancona non può perdere anche questo treno». 

 

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Corriere Adriatico