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ANCONA - La parola d’ordine è task force, ma in condivisione. Ed è la exit strategy individuata dall’assessore regionale al bilancio, Guido Castelli, per sostenere i Comuni sotto i 3mila abitanti. Talmente piccoli che faticano a sostenere la partecipazione ai bandi del Pnrr e quindi coglierne tutte le opportunità di sviluppo. Così la Regione ha stanziato un fondo straordinario di 100mila euro per i piccoli Comuni ed il provvedimento è stato approvato dalla giunta regionale.
«Si tratta di un intervento innovativo e sperimentale - spiega Castelli -: si inserisce nel quadro della programmazione regionale che sta promuovendo l’attuazione, da parte dei Comuni, per quanto di loro competenza, del Pnrr pensato dal governo italiano per rilanciare l’economia dopo la pandemia di Covid-19 e favorire lo sviluppo ecosostenibile e digitale del Paese».
«In sede di prima attuazione, è emersa l’esigenza di sostenere l’adeguamento organizzativo di questi piccoli Comuni con popolazione residente inferiore a 3.000 abitanti, con misure aggiuntive a quelle statali, che consentano di finanziare l’aggregazione degli enti in uffici di progettazione di maggiore dimensione organizzativa, attraverso la condivisione di unità lavorative specializzate già in ruolo o con l’assunzione di personale a tempo determinato».
Il fondo straordinario va dunque a promuovere il rafforzamento degli anelli più deboli della rete intercomunale in maniera tale che tutti gli enti dispongano di professionalità esperte nei settori tecnici, geologici, della difesa del suolo, della progettazione di opere pubbliche e dell’europrogettazione, con l’utilizzo di personale proprio, esterno o condiviso nell’ambito di gestioni associate. Le risorse regionali saranno destinate alle spese di funzionamento degli enti con popolazione inferiore ai 3000 abitanti che, in varia forma, si associano con enti più grandi. Saranno ammessi a contributo le spese per acquisizione di risorse umane e strumentali, programmate nel rispetto della vigente normativa, incarichi e contratti pubblici, da parte di aggregazioni costituite per non meno di tre anni con almeno due piccoli Comuni partecipanti, beneficiari del contributo, che raggiungano una dimensione demografica adeguata, con un Comune maggiore, di almeno 10 mila abitanti complessivi, in modo da poter coinvolgere Comuni più strutturati in uffici adeguati.
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Corriere Adriatico