Aeroporto: da Roma a Bruxelles si gioca il rush finale di Aerdorica

Aeroporto: da Roma a Bruxelles si gioca il rush finale di Aerdorica
ANCONA - Con il cronometro che corre sempre più veloce, Aerdorica finisce al primo punto dell’agenda della giunta regionale, in affanno nel tentativo di salvare la...

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ANCONA - Con il cronometro che corre sempre più veloce, Aerdorica finisce al primo punto dell’agenda della giunta regionale, in affanno nel tentativo di salvare la società gestore del Sanzio. Ieri, l’Amministratore unico, Federica Massei, e il segretario generale della Regione, Deborah Giraldi, sono andate a Roma per fare il punto con un team di legali sulle integrazioni al piano di risanamento e sviluppo richieste dalla Commissione europea, impegnata nella valutazione della conformità del documento e della ricapitalizzazione da 20 milioni di euro che lo sostiene alle normative sugli aiuti di Stato.


Lo scopo della missione romana è stato quello di avere la certezza che le integrazioni fossero, questa volta, a prova di bomba e rispondessero del tutto ai parametri europei, aumentando così di netto le possibilità di ricevere parere positivo. Senza il disco verde da Bruxelles, il fallimento di Aerdorica sarebbe inevitabile.
Da Roma a Bruxelles, lo scatto di Aerdorica è una vera e propria corsa contro il tempo: è di ieri sera la notizia che Massei e Giraldi il prossimo 6 febbraio dovranno presentarsi negli uffici della Commissione europea. Una missione che potrebbe valere un “visto si stampi” per il piano di risanamento. «La priorità - spiega la Massei - resta quella di cercare di velocizzare l’arrivo del parere europeo perché, a questo punto di un’istruttoria prefallimentare, non so se siano più sufficienti le garanzie di una comfort letter».


Il collegio di giudici guidato da Francesca Miconi che dovrà esprimersi sul futuro di Aerdorica ha infatti deciso di andare a sentenza a metà febbraio. Un passo indietro: il Tribunale fallimentare ha caldamente consigliato all’Au, durante l’ultima udienza, di considerare l’ipotesi del concordato, che però sembra non piacere a socio di maggioranza e azienda poiché suonerebbe come un commissariamento e, quindi come una sconfitta. «È un’ipotesi che va analizzata nel dettaglio: anche per questa strada ci vuole tempo», afferma Massei. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico