Il professor Di Stasi: «Amazon assume soprattutto lavoratori di un profilo basso. Spetta alle istituzioni cercare di alzare il livello»

Il professor Di Stasi: «Amazon assume soprattutto lavoratori di un profilo basso. Spetta alle istituzioni cercare di alzare il livello»
Cerca il punto sottile d’equilibrio, Antonio Di Stasi. Il prof di Diritto del lavoro alla Politecnica passa per il capo di buona speranza: «Con l’arrivo di...

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Cerca il punto sottile d’equilibrio, Antonio Di Stasi. Il prof di Diritto del lavoro alla Politecnica passa per il capo di buona speranza: «Con l’arrivo di Amazon si possano percorrere anche vie alte, mettendo a sistema le eccellenze del territorio».

La previsione è di migliaia di assunzioni. Le cifre depongono a favore? 
«Il territorio dell’alta Vallesina, dunque il Fabrianese, e in parte anche dello Jesino, negli ultimi anni ha vissuto una serie di crisi industriali che hanno inciso negativamente: fallimenti, accorpamenti, delocalizzazioni, chiusure di stabilimenti da parte di grandi multinazionali. Si pensi alla vicenda dello scorso anno della Caterpillar». 
Dunque? 
«La prospettiva va vista in positivo, anzi la circostanza che le persone da occupare siano un numero molto elevato può significare la possibilità che abbiano una tutela sindacale». 
Più luci che ombre?
«Sì e no. Non possiamo nasconderci che la gran parte dei posti riguarderanno posizioni di basso profilo, come i magazzinieri. Sarà, inoltre, importante temperare i meccanismi di sfruttamento, che in altri magazzini sono stati segnalati».
Cosa li renderà inevitabili? 
«Amazon, per certi versi, ricorda l’industria ottocentesca e, allo stesso tempo, è all’avanguardia per l’uso dell’informatica e dell’intelligenza artificiale. Le attività sono continuamente monitorate, con un efficiente meccanismo di controllo a distanza. Quando non si raggiunge lo specifico obiettivo, l’algoritmo attiva un alert destinato al lavoratore, ai sistemi di analisi dei dati e ai responsabili aziendali per le valutazioni del caso».
Le conseguenze? 
«Coloro che non danno “soddisfazione” potrebbero essere oggetto di procedimenti disciplinari. Troppi alert potrebbero generare ammonizioni nei confronti dei dipendenti stabili. Se invece la segnalazione riguarda i precari si può arrivare al mancato rinnovo dei contratti».
Il colosso dell’e-commerce farà ricorso alla formula temporanea?
«Il rischio c’è. Il carnet è ampio: si pensi alla possibilità di rivolgersi agli interinali».
I lavoratori in appalto sono una potenziale ferita?
«Nella logistica sono moltissimi. Se sono legati a una falsa cooperativa sono tra i più deboli. Vengono utilizzato da un soggetto che non è il loro capo formale, ma lo è di fatto. Ciò innesca un fenomeno che porta a retribuzioni bassissime e a una scarsa tutela. Quasi nulla, in questo caso, è la sindacalizzazione, ed elevato è il pericolo di infortuni sul lavoro e di malattie professionali, come dimostra la statistica».
Sembrano prevalere gli aspetti negativi.
«Sarà compito del territorio e delle istituzioni locali far sì che vi siano un controllo e un bilanciamento sulla qualità dell’impiego e sull’economia del territorio. Per esempio, potrebbero essere assunti anche soggetti molto qualificati». 
Il suo pensiero va all’Università Politecnica?

«Certo, sforna ogni anno moltissimi ingegneri gestionali e laureati nelle materie economiche e aziendali che potrebbero essere molto appetibili per Amazon. Non è una prospettiva scontata ma, ribadisco, spetta alle istituzioni far sì che si possano percorrere anche vie alte».
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Corriere Adriatico