Alta velocità sull’Adriatica: Roma prevede 60 miliardi. Addio al Bypass di Pesaro

Alta velocità sull’Adriatica: Roma prevede 60 miliardi. Bypass di Pesaro nel limbo
ANCONA Un’opera faraonica da 60 miliardi di euro che vale l’uscita dall’angolo delle regioni adriatiche, periferia dell’impero a causa di infrastrutture a...

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ANCONA Un’opera faraonica da 60 miliardi di euro che vale l’uscita dall’angolo delle regioni adriatiche, periferia dell’impero a causa di infrastrutture a dir poco inadeguate. Ferrovie a passo di bradipo in primis. Le parole d’ordine ora diventano Alta velocità. Le aveva già pronunciate il viceministro al Mit Galeazzo Bignami quando, dal palco del convegno organizzato il maggio scorso da Confindustria Ancona proprio sul tema, promise «la realizzazione delle alternative progettuali da parte di Rfi». Promessa mantenuta e ora quegli studi sono sul tavolo della Regione, che dovrà condividerli con i territori. E, c’è da scommetterci, non tutti la accoglieranno con lo stesso entusiasmo: con questo progetto complessivo, infatti, il bypass di Pesaro/Fano viene messo in pausa. 

 


Il meeting

Ieri, prima del sopralluogo nel mega polo logistico di Amazon a Jesi, Palazzo Raffaello ha ospitato un confronto tra lo stesso Bignami, l’amministratore delegato e direttore generale di Rfi Gianpiero Strisciuglio, il governatore Francesco Acquaroli e l’assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli. «Abbiamo fatto il punto sulla creazione di una nuova linea in arretramento rispetto all’Adriatica», aggiorna la road map il presidente della Regione. Due binari da costruire ex novo nell’entroterra e da destinare all’Alta velocità, che correrebbero paralleli all’attuale ferrovia così liberata anche dalle merci e pronta a diventare una sorta di metropolitana di superficie per i passeggeri. «Una novità importante che ci dà una prospettiva per il futuro - traccia la rotta Acquaroli - Non si parla più di infrastrutture con bypass, ma si ragiona in maniera seria e concreta dell’eventualità della costruzione di una nuova linea per l’alta velocità e l’alta capacità per la dorsale adriatica. Era quello che avevamo chiesto». Il fattore costi non è irrilevante: parliamo di una stima da 60 miliardi di euro totali - da Bologna fino alla Puglia - più del doppio di una manovra finanziaria del Governo. La quota parte delle Marche si aggirerebbe intorno ai 20 miliardi di euro, «ma si può ragionare su un’infrastruttura che proceda a stralci», ipotizza il governatore. 

I distinguo

Fatte le stime e le analisi preliminari, la teoria dovrà concretizzarsi nella pratica di «strumenti di progettazione anche più dettagliati» e «in un confronto sul territorio. La realizzazione di una nuove linea non può prescindere da un confronto con gli enti locali», rassicura Acquaroli, che però ribadisce: «È un percorso che inizia ora, ma per noi era importante superare l’idea dei bypass. Così si può dare una risposta più strutturale e adeguata alle necessità dei tempi». Con buona pace del bypass che aveva già ottenuto nel 2022 i finanziamenti del Mit: quello di Pesaro, allungato poi fino a Fano, dal valore di 1,8 miliardi. Se l’opera per l’Alta velocità dovesse procedere per stralci come ipotizzato da Acquaroli, quel tratto nel nord delle Marche sarebbe comunque tra i primi da realizzare, ma i tempi slitterebbero notevolmente in avanti: per la nuova linea siamo, se non proprio all’anno zero, all’anno uno.

Le prospettive

Il bypass invece, benché meno risolutivo, aveva un cronoprogramma più rapido. «Sono due concezioni diverse - spiega il numero uno di Palazzo Raffaello - La prima era costruire bypass dove, secondo Rfi, c’erano necessità a causa degli “effetti imbuto”. La seconda guarda al terzo millennio: così realizziamo qualcosa che resterà nei secoli». Il bypass di Pesaro «faceva parte di un’altra idea di progetto, ora parliamo di realizzazione di una nuova linea». Un interessante terreno di confronto per Acquaroli e il sindaco di Pesaro Ricci. Con affaccio sulle Regionali del prossimo anno.

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Corriere Adriatico