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ANCONA - Un aeroporto che proprio non ce la fa a decollare. La storia del Sanzio è costellata da una lunga serie di insuccessi e gli ultimi tre anni - quelli che avrebbero dovuto segnare il cambio di rotta dopo la privatizzazione - non hanno fatto la differenza. Anzi. Dopo il risanamento del 2019 (con 25 milioni di euro messi dalla Regione per ripianare la voragine debitoria scavata nel tempo), Ancona International Airport, la società che gestisce lo scalo, ha ricominciato ad avere i conti in rosso.
Zero profitti e spese in aumento hanno di nuovo sbilanciato i conti e la proprietà, il fondo di investimenti anglo svedese Njord Partners, sta cercando acquirenti per vendere le sue quote (il 91,5% del totale) e liberarsi di quello che è stato più un problema che un affare.
Le clausole
E se ancora non si è sbarazzato del Sanzio, sarebbe solo per due ragioni: in primis, al momento non è semplice trovare qualcuno disposto ad acquistarlo; inoltre, il piano di rilancio approvato dall’Unione europea scade il prossimo 31 dicembre e se il fondo si sfilasse prima, ci sarebbero conseguenze economiche.
Rapporti tesi
I rapporti tra il fondo e Bassetti si erano raffreddati già da tempo: l’uomo messo al vertice dell’aeroporto per farlo di nuovo volare e per rimettere a posto i conti non ha centrato nessuno degli obiettivi che gli erano stati dati. I tabelloni degli arrivi e delle partenze continuano ad essere pesantemente insufficienti a garantire profitto ed i bilanci, gravati dal Covid, sono tornati in rosso. Se nel 2019 - anno dell’iniezione di liquidità grazie al piano di risanamento - l’esercizio si era chiuso in attivo per 12,4 milioni di euro, nel 2020 il bilancio è scivolato a -2,2 milioni e nel 2021 a -3,2 milioni. Non si può dire che sia stato un triennio brillante - per usare un eufemismo - quello a guida Bassetti, che ora prende le valigie e se ne va da Ancona. Al suo successore l’arduo compito di rimettere insieme i cocci.
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Corriere Adriatico