Lunedì da Andreina giornata di studio sulla carta dei vini

Lunedì da Andreina giornata di studio sulla carta dei vini
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ANCONA - Il progetto la miglior carta dei vini della ristorazione marchigiana, diventa un osservatorio regionale con riflessi nazionali. E prima di annunciare i ristoranti finalisti alla prima edizione regionale di questo originale concorso, dà vita a un meeting rivolto ai ristoratori e ai produttori di vino marchigiano dal titolo: “Tracciare un nuovo sentiero per il vino italiano.... E’ possibile? (con il consumo che flette e il fenomeno birra che dilaga…quali sinergie sono pensabili?)”. La giornata di studio si svolgerà lunedì prossimo (dalle 16.30), al ristorante Andreina di Loreto ed è aperto a tutti i ristoratori eai produttori di vino.




Il progetto la miglior carta dei vini della ristorazione marchigiana, promosso da Regione Marche e Consiglio Regionale, è stato ideato da Giuseppe Cristini, e vedrà concludere questa prima fase, con l'annuncio dei ristoranti finalisti, per poi iniziare dal primo febbraio, la valutazione delle migliori carte dei vini, da parte di una giuria tecnica che decreterà il ristorante vincitore, con premiazioni prima nelle Marche e poi al Vinitaly di Verona.



In attesa di questi grandi eventi, il comitato organizzatore del progetto si interroga sul futuro del vino italiano che sta subendo in patria un crollo verticale dei consumi e che ha visto scendere il consumo procapite da 100 litri del 1980 agli attuali 35 litri, con una tendenza ancora al ribasso. In questo summit, con la presenza di esperti, sensorialisti e ricercatori, si cercherà di capire le motivazioni di questo tracollo e dettare le possibili strategie di rilancio del vino italiano. Il meeting, avrà il ruolo di indicare anche provocatoriamente, gli errori che sono stati fatti in questi anni.



“Ci piacerebbe rivedere il vino a tavola - sottilinea Giuseppe Cristini - insieme al pane e alla bottiglia di minerale come elemento di base, occorre proporre un vino non troppo impegnativo e semplice da consumare. Mi verrebbe da dire in modo provocatorio, "abbasso le Eccellenze", che pur rappresentando un progresso qualitativo indiscutibile del vino italiano sono troppo spesso vini di grande struttura, di estremo impatto olfattivo con una complessità non comune e non “quotidiana”: Se dunque devo avere delle priorità, la prima è certamente la piacevolezza, la facilità di beva e la semplicità nel calice, e poi arrivano le eccellenze».








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Corriere Adriatico