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TREIA - «Cento euro se rivuoi il cellulare», 43enne in manette per estorsione. Lo sfogo in aula: «Ho sbagliato, la mia non era una minaccia, ma la richiesta di un compenso. Avevo chiesto una somma minima, mi servono per vivere». È tornato in libertà.
È accaduto giovedì scorso.
E ieri il 43enne, difeso dall’avvocato Paolo Marchionni, è stato condotto davanti al giudice Daniela Bellesi e al pm Sabina Antognozzi. In aula l’uomo ha ammesso di aver sbagliato e ha fornito la propria versione dei fatti: ha detto di aver trovato il telefono su una panchina e che quando la proprietaria lo aveva chiamato lui le aveva chiesto «una somma minima». Ha detto di non aver minacciato la donna di distruggere il telefono ma di averle detto che lo avrebbe ributtato per strada.
«Mi servono per vivere, non pensavo fosse un reato, ho chiesto un compenso per averlo ritrovato», ha poi aggiunto spiegando di essere disoccupato. In passato aveva lavorato in diverse boutique a Macerata e ad Ancona, poi si era trasferito per un periodo a Roma. Ha anche raccontato che nella capitale anche lui aveva perso il cellulare e chi lo aveva trovato gli aveva chiesto 500 euro per riaverlo e lui aveva pagato la somma. Il giudice ha convalidato l’arresto e rimesso in libertà il 43enne (il pm aveva chiesto i domiciliari). Il processo è stato rinviato al 9 febbraio.
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Corriere Adriatico