«Dammi 100 euro se rivuoi il cellulare». Un 43enne in manette per estorsione: ma è tornato subito in libertà

«Dammi 100 euro se rivuoi il cellulare». Un 43enne in manette per estorsione: ma è tornato subito in libertà
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TREIA -  «Cento euro se rivuoi il cellulare», 43enne in manette per estorsione. Lo sfogo in aula: «Ho sbagliato, la mia non era una minaccia, ma la richiesta di un compenso. Avevo chiesto una somma minima, mi servono per vivere». È tornato in libertà.

 


È accaduto giovedì scorso. Era sera quando una donna si era accorta di aver perso il telefono a Passo di Treia, nella speranza di ritrovarlo aveva provato a comporre il proprio numero e una voce maschile le aveva risposto di avere lui il cellulare ma per restituirglielo avrebbe dovuto dargli 100 euro altrimenti lo avrebbe distrutto. La proprietaria, allora, si era rivolta ai carabinieri di Treia. I militari, insieme ai colleghi della Sezione operativa della Compagnia di Macerata, avevano suggerito al marito della donna di organizzare un incontro per effettuare lo scambio, così all’appuntamento si sarebbero recati anche loro senza farsi vedere. Quando è avvenuta la consegna della somma di denaro il 43enne è stato subito bloccato e arrestato per estorsione. Poi, su disposizione del pm Stefania Ciccioli, l’uomo è stato posto ai domiciliari in attesa del processo per direttissima fissato per l’indomani.

E ieri il 43enne, difeso dall’avvocato Paolo Marchionni, è stato condotto davanti al giudice Daniela Bellesi e al pm Sabina Antognozzi. In aula l’uomo ha ammesso di aver sbagliato e ha fornito la propria versione dei fatti: ha detto di aver trovato il telefono su una panchina e che quando la proprietaria lo aveva chiamato lui le aveva chiesto «una somma minima». Ha detto di non aver minacciato la donna di distruggere il telefono ma di averle detto che lo avrebbe ributtato per strada.

«Mi servono per vivere, non pensavo fosse un reato, ho chiesto un compenso per averlo ritrovato», ha poi aggiunto spiegando di essere disoccupato. In passato aveva lavorato in diverse boutique a Macerata e ad Ancona, poi si era trasferito per un periodo a Roma. Ha anche raccontato che nella capitale anche lui aveva perso il cellulare e chi lo aveva trovato gli aveva chiesto 500 euro per riaverlo e lui aveva pagato la somma. Il giudice ha convalidato l’arresto e rimesso in libertà il 43enne (il pm aveva chiesto i domiciliari). Il processo è stato rinviato al 9 febbraio.

 

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Corriere Adriatico