Storico meccanico ucciso dal Covid-19. Il commosso addio della figlia: «Eri tu a confortarci»

Storico meccanico ucciso dal Covid-19. Il commosso addio della figlia: «Eri tu a confortarci»
TOLENTINO  - Nonostante la voglia di vivere ed il profondo affetto a distanza di moglie e figli, Maurizio Silvetti, conosciutissimo meccanico tolentinate di 70 anni, non ce...

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TOLENTINO  - Nonostante la voglia di vivere ed il profondo affetto a distanza di moglie e figli, Maurizio Silvetti, conosciutissimo meccanico tolentinate di 70 anni, non ce l’ha fatta. Anche lui, come tante altre vittime del terribile morbo che ghermisce vecchi e giovani, sani e malati, il Coronavirus, ha issato bandiera bianca. 

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«Ancora non mi sembra vero – scrive in una struggente lettera la figlia Isabella -. Sono passati 23 giorni da quando sei entrato in ospedale a Macerata, affaticato, e per noi è iniziata la sofferenza, con l’ansia di saperti laggiù senza poter fare niente per te, solo sentirti qualche minuto al giorno al telefono. Eppure eri tu a confortarci, dicendoci che saresti uscito in tre o quattro giorni al massimo. Ma noi parlavamo con i dottori che ci dicevano che il quadro clinico era discreto, ma i polmoni un po’ compromessi». 


Le speranze della consorte e dei figli Isabella e Simone si sono tramutate in ansia quando i sanitari hanno deciso il trasferimento di Maurizio al Covid Center di Civitanova. «Secondo i sanitari maceratesi – prosegue nella sua lettera Isabella – avevi bisogno di cure più approfondite, eppure tu continuavi a dirci di restare tranquilli e che saresti tornato a casa. Eri sempre lucido, ma i polmoni continuavano a peggiorare fino a quando i dottori ci hanno comunicato che era meglio intubarti per la respirazione. Ci hai chiamato e detto di non piangere e che salutavi tutti. Ci siamo precipitati a ricontattarti in videochiamata con la mamma, eri pieno di tubi per respirare meglio. Ti abbiamo incoraggiato ancora una volta dicendoti che saremmo tornati a sgommare con le nostre 500 (Maurizio era un amante di auto d’epoca, ndr) i tuoi occhi azzurri si sono riempiti di lacrime mentre continuavi a salutarci con la mano». 


Poi, la resa. «Hai lottato con tutte le tue forze fino alla fine, papà – termina Isabella -. Quella brutta bestia non potrà strapparci i nostri bellissimi ricordi che rimarranno per sempre». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico