I gestori delle sale cinematografiche tra infinite difficoltà: «Siamo allo stremo, aiuti o si chiude»

I gestori delle sale cinematografiche tra infinite difficoltà: «Siamo allo stremo, aiuti o si chiude»
TOLENTINO -  «Pur consapevoli della difficile situazione sanitaria, gli esercenti cinematografici , ormai allo stremo, esprimono forte preoccupazione per le condizioni...

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TOLENTINO -  «Pur consapevoli della difficile situazione sanitaria, gli esercenti cinematografici , ormai allo stremo, esprimono forte preoccupazione per le condizioni delle loro attività e per le incerte prospettive di questo importante settore industriale». A lanciare l’allarme è il gruppo Giometti ,che gestisce sale cinematografiche a Tolentino e a Matelica e che annuncia una giornata di mobilitazione per domani alle 11, «a difesa del settore, che coinvolge migliaia di lavoratori, lavoratrici e famiglie intere». L’incontro avverrà al Multiplex Giometti di Ancona in via Pietro Filonzi.

 


«Gli effetti negativi della pandemia sulle presenze al cinema - spiega Giometti -, sono stati amplificati da norme discriminatorie verso il nostro settore, prive di ogni coerenza e disallineate con quelle imposte in altri esercizi: una su tutte il divieto di consumare cibo e bevande in sala, un’importantissima voce nel bilancio delle aziende». Per l’azienda «troppo poco è stato fatto per mettere in campo moratorie per i lavoratori dello spettacolo, così come per le tasse di esercizio e il massiccio rincaro dei costi energetici».

Ma non basta, la critica è all’intera poitica di settore. «La tenuta del settore cinematografico è resa ulteriormente difficile dall’assenza di regole mirate a tutelare le sale rispetto alla concorrenza con le piattaforme - attacca Giometti -. Troppo vaghe le regole, non scritte, di quanto un “prodotto” debba restare sugli schermi prima di essere proiettato sui broadcaster e sulle piattaforme digitali . In Europa Paesi a noi limitrofi hanno affrontato questo tema in maniera coerente con norme che riescano a garantire sia le strutture cinematografiche che le piattaforme a pagamento. Dall’inizio dell’anno già alcune sale cinematografiche, prosciugate da queste nefaste contingenze, sono state costrette a chiudere definitivamente e licenziare i propri dipendenti». 


Di qui la mobilitazione. «Non consentiamo che le scelte legislative e le regole restrittive causa pandemia minino i livelli occupazionali e la tenuta dell’intera filiera. Le Marche contano una presenza diffusa di 145 schermi, a cui si aggiungono le arene estive: un sistema che impiega almeno 600 lavoratori, assicura un importante indotto, offre occasioni di incontro e intrattenimento a larghe fasce di popolazione. In tante realtà il cinema rappresenta un vero e proprio avamposto culturale e sociale. L’assenza di questi luoghi avrebbe ripercussioni sul tessuto culturale e sociale, oltre su quello economico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico