Giampaoli, lo sfogo dopo l’assoluzione: «Adesso basta con le lettere anonime contro il Cosmari»

Il direttore generale Giampaoli e l'avvocato Scheggia
TOLENTINO - Assolto perché il fatto non sussiste l’ingegnere Giuseppe Giampaoli, accusato di incendio colposo per il rogo del 9 luglio 2015 al Cosmari, dove era...

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TOLENTINO - Assolto perché il fatto non sussiste l’ingegnere Giuseppe Giampaoli, accusato di incendio colposo per il rogo del 9 luglio 2015 al Cosmari, dove era andato distrutto il nuovo capannone in costruzione per la selezione dei rifiuti. «Da quando faccio l’avvocato, 44 anni, mi è capitato raramente che un giudice, di fronte ad un reato prescritto, assolvesse nel merito. A Macerata non era mai successo, un giudice quando un reato è prescritto lo dichiara, invece qua l’imputato è stato assolto nel merito, perché il fatto non sussiste. È un dato nuovo e clamoroso».

 

Così l’avvocato Vando Scheggia, difensore del direttore Cosmari Giuseppe Giampaoli, ha commentato l’assoluzione del direttore generale e vicepresidente Cosmari, da parte del giudice Daniela Bellesi, dai tre capi di imputazione.
Tre i capi di imputazione contestati dalla Procura a Giampaoli: l’esercizio dell’attività di raccolta e gestione rifiuti privo dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale; nel capannone oggetto dell’incendio l’impianto di rilevazione fumo ed allarme antincendio non è stato sottoposto a manutenzione periodica. La terza contestazione è incendio colposo, causato da imperizia e negligenza. «Questo procedimento ha preso le mosse dalla consulenza di tre ingegneri che dovevano rispondere a dei quesiti sull’incendio del Cosmari - ha spiegato Scheggia - invece hanno depositato 600 pagine di consulenza, con relativo costo a carico della collettività, hanno difeso l’indifendibile. Riguardo alle contestazioni, per l’impianto di rilevazione dei fumi antincendio non funzionante e non sottoposto a controllo noi abbiamo sostenuto che non c’era l’obbligo giuridico di far entrare in funzione l’impianto, prima che terminassero i lavori al nuovo capannone. La presenza delle porte spalancate non aveva nessun nesso causale con l’incendio, erano presenti dei rifiuti per provare la nuova linea produttiva. Abbiamo dato dimostrazione di tutto questo tanto che il giudice ha scritto che il fatto non sussiste, in presenza di due contravvenzioni a norme specifiche che si prescrivono in cinque anni». Piena soddisfazione è stata espressa anche da Giuseppe Giampaoli, direttore e vicepresidente Cosmari: «È stato un momento traumatico vissuto dall’azienda, sono stato sempre tranquillo, perché sono state adottate tutte le precauzioni, non sempre è facile prevedere tutto. L’incendio è stato scoperto a pochi minuti dal suo inizio, lo ha dimostrato il perito. Sono contento soprattutto perché non ci sono state ripercussioni per l’azienda e l’assicurazione ha pagato tutti i danni. Alla mia età questa cosa la vivo bene, sono consapevole della delicatezza e dei rischi della mia posizione». Nonostante il lieto fine per il processo sull’incendio, ci sono altri due procedimenti in corso che vedono il direttore Giuseppe Giampaoli imputato. A marzo 2022 si terrà l’udienza preliminare per il procedimento aperto per gli appalti sotto soglia per due milioni e mezzo di euro, nell’ambito delle manutenzioni, dell’acquisto del gasolio, dello spazzamento stradale e delle macerie, mentre a settembre 2022, si terrà la prima udienza del processo relativo all’amianto presente nelle macerie del terremoto, smaltite dal consorzio. 


Sulle prospettive future del consorzio, l’ingegnere Giampaoli ha spiegato: «Il Cosmari ha grandi opportunità di sviluppo grazie al Pnrr, se non riusciremo ad avere questi fondi ci saranno investimenti privati. Arrivano continuamente lettere anonime, ci sono interessi evidenti. Ci sono sempre attacchi, è difficile vivere così. Dobbiamo fare qualcosa per far cessare queste azioni continue».

 

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Corriere Adriatico