TOLENTINO - «Invece di pensare a quello che non potete più fare, pensate a quello che avete in più». E' il consiglio che Daniela...
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«Con il lavoro che faccio - racconta Bocci - la nostra storia era ormai nota a tutti e in molti ci dicevano di scrivere un libro per raccontarla. Il nostro obiettivo è sicuramente quello di raccontare la vittoria sulla malattia, dare una mano a chi questa forza non ce l'ha e vede il male come la fine della vita. Scrivere questo libro è stata una catarsi - prosegue -. Parlarne serve per comprendere ancora di più e il confronto tra me e Daniela durante la scrittura è servito a farle conoscere dei fatti accaduti durante il suo stato di coma, di cui lei non era a conoscenza o li aveva rimossi. Anche a me è servito per ricostruire alcuni tasselli di questa storia». Nel libro Cesare Bocci non manca di parlare delle sue radici, del paese dove è nato, Camporotondo di Fiastrone. Origini che gli sono servite anche per affrontare la malattia di sua moglie: «L'essere nato e vissuto in una società come quella marchigiana - dice - ti dà la convinzione della forza e della fiducia che puoi avere nella famiglia, nelle persone che ti sono vicine e nei compaesani. Dei marchigiani dicono che siamo dei grandi lavoratori, ed è vero, perché per affrontare la malattia devi lavorare molto. Per questo posso dire che anche Daniela, pur non essendo marchigiana, è stata forte come gli uomini delle nostre terre». L'attore maceratese è da sempre impegnato sul sociale e anche nel testo scritto con la moglie non mancano i riferimenti all'attualità e al suo modo di pensare. La coppia, che non è sposata, ha scelto provocatoriamente una copertina dove sono vestiti da sposi.
«La copertina è una metafora della vita - spiega Bocci - . Siamo su una giostra vestiti da sposi perché se qualcuno ci chiedesse cos'è il matrimonio, per noi è questo. Sono due persone che si amano». Intanto “Pesce d'aprile” sta riscuotendo molto successo tra i lettori, molti di questi marchigiani. E proprio nelle Marche, prima a giugno a Tolentino e poi a Macerata, in occasione di Musicultura, verrà presentato dall'attore. «Non diventerà un best seller - dice Bocci -, ma a noi interessa che sia d'aiuto alle persone che si trovano nella nostra situazione. Poi ci hanno invitato al Caffè letterario al Salone del libro di Torino. È una bella cosa. Siamo contenti». Sono molti i messaggi d'affetto che arrivano a Bocci, anche sui social: «In tanti mi scrivono dalle Marche - racconta - e quando i miei compaesani apprezzano il mio libro, sono ancora più felice». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico