Spaccio e tentata induzione alla prostituzione, condannato l’ex fidanzato di Pamela

Pamela Mastropietro
MACERATA - «Un altro passo verso la giustizia è stato compiuto». È il commento a caldo di Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e avvocato...

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MACERATA - «Un altro passo verso la giustizia è stato compiuto». È il commento a caldo di Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e avvocato della famiglia della 18enne uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio scorso a Macerata, all’uscita dal tribunale di Roma. Nel palazzo di giustizia di piazzale Clodio nella capitale ieri si è celebrato il processo a carico dell’ex fidanzato di Pamela accusato di spaccio e tentata induzione alla prostituzione e condannato a tre anni di reclusione.

 
Il giovane, oggi 24enne, Andrei N., di origine romena, all’epoca dei fatti (era il 2017) aveva 21 anni, mentre Pamela era ancora minorenne. Secondo la ricostruzione accusatoria sarebbe stato il fidanzato ad iniziarla al consumo di eroina inducendola anche a prostituirsi con lo spacciatore di colore in cambio della droga. Ma Pamela si era rifiutata. Fu la madre della ragazza, Alessandra Verni, a presentare la denuncia dopo aver trovato sul cellulare della figlia dei messaggi dal contenuto inequivocabile: l’allora fidanzato, infatti, avrebbe fatto riferimento allo spaccio di eroina. Ma non solo. La madre si sarebbe accorta che mancavano oggetti da casa e che, presumibilmente, erano stati presi per pagare lo stupefacente. Poi ci sarebbe la testimonianza di un’altra persona che avrebbe confermato gli iniziali sospetti: questa persona avrebbe raccontato che Pamela si era confidata con lei dicendo di aver conosciuto un ragazzo (Andrei N.) e di essere stata iniziata da lui all’uso dell’eroina. Lo stesso ragazzo l’avrebbe costretta almeno in una occasione a prostituirsi con un pusher extracomunitario ma lei si era rifiutata.
Ieri il giudice Maria Paola Tomaselli ha condannato il 24enne a tre anni di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, oltre che al pagamento delle spese processuali e al risarcimento alla parte civile. La madre, dal canto suo, ha anticipato l’intenzione di voler devolvere i soldi a fondazioni che si occupano della cura di malattie rare. «È stato confermato l’impianto accusatorio, ad eccezione dell’accusa per circonvenzione di incapace – ha spiegato l’avvocato Marco Valerio Verni – attraverso la quale il ragazzo, approfittando delle condizioni di Pamela, l’avrebbe costretta a effettuare furti in casa. Per questo reato è stato assolto con formula dubitativa, credo (in attesa di leggere le motivazioni) perché non si è potuto dimostrare che sia stato lui a indurla a compiere furti in casa. Oggi è comunque un ulteriore piccolo grande passo verso la giustizia che dedichiamo a tutte le vittime degli spacciatori. Il prossimo sarà individuare i complici di Innocent Oseghale». 


Dopo la conferma ad Ancona in secondo grado della condanna all’ergastolo nei confronti del nigeriano (accusato dell’omicidio di Pamela ma anche di violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere, ndr), i familiari sperano nelle indagini affidate dalla Procura generale di Ancona ai carabinieri del Ros per individuare l’eventuale coinvolgimento di altre persone nell’omicidio della 18enne romana.

 

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Corriere Adriatico