La disperazione del sindaco di Ussita «Un disastro, il nostro paese è finito»

La disperazione del sindaco di Ussita «Un disastro, il nostro paese è finito»
USSITA - «È stato un terremoto fortissimo, apocalittico, la gente urla per strada e ora siamo senza luce, vi prego lasciateci lavorare». Così il sindaco...

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USSITA - «È stato un terremoto fortissimo, apocalittico, la gente urla per strada e ora siamo senza luce, vi prego lasciateci lavorare». Così il sindaco di Ussita Marco Rinaldi dopo la nuova forte scossa.   «Sono crollate parecchie case. Il nostro paese è finito». Lo ha detto il sindaco di Ussita, Giuliano Rinaldi, in relazione all'ultima e più forte scossa di terremoto. Il sindaco ha affermato che «è crollata anche la facciata della chiesa» e che si è «spaccato il terreno. La frazione di Casali non la possiamo raggiungere».

 
  Il sindaco di Ussita ha poi detto che l'ultima scossa «è stata terribile e lunga, di una violenza inaudita. Il più forte terremoto della mia vita. Sono crollate parecchie case». Esistono anche difficoltà di accesso al paese. «Dobbiamo spostare - ha aggiunto - 25 anziani di una casa di riposo, già ospitati in un hotel». Il sindaco di è detto «fiducioso» sul fatto che non ci siano vittime. «La gente era tutta per strada».

  «Sono crollati tratti delle mura di cinta, abbiamo crolli diffusi in tutto il territorio e alcune frazioni isolate, che non riusciamo a raggiungere». Così il sindaco di Ussita Marco Rinaldi, che ha appena sentito al telefono il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli.

 «Stiamo tutti per strada, e questa notte, ammesso che si riesca a dormire, si starà in auto, è impossibile allestire una tendopoli in un paio di ore». Lo dice il sindaco di Ussita Marco Rinaldi. La stima è che siano «150-200 le persone che trascorreranno la notte fuori casa», in un paese dove numerosi edifici hanno subito crolli o danni comunque rilevanti. «Anche l'hotel che ospitava gli anziani evacuati dopo il 24 agosto dalla casa di riposo è danneggiato, ed è stato sgomberato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico