Al via i lavori al fiume Potenza contro il rischio di esondazioni: previste opere per più di un milione di euro

Al via i lavori al fiume Potenza contro il rischio di esondazioni: previste opere per più di un milione di euro
SAN SEVERINO  - Finanziati dall’Unione europea, tramite il Por Fesr 2014-2020 e da un accordo tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Marche e progettati...

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SAN SEVERINO  - Finanziati dall’Unione europea, tramite il Por Fesr 2014-2020 e da un accordo tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Marche e progettati dall’ex Genio Civile – Servizio tutela, gestione e assetto del territorio, sono iniziati anche nel tratto dalla località Taccoli a ponte Sant’Antonio, attraversando tutto il percorso che interessa l’abitato di San Severino, i lavori per la riduzione del rischio idraulico del fiume Potenza.

 
Le opere, per un importo complessivo che nel solo territorio cittadino supera il milione di euro, consistono nel taglio selettivo della vegetazione in alveo con la rimozione delle alberature e degli arbusti, nella sistemazione delle sponde, nel ripristino completo della officiosità idraulica, nella manutenzione dei ponti esistenti, nel posizionamento di gabbionate, nella realizzazione di palizzate e in altre opere importanti, soprattutto dal punto di vista della sicurezza, allo scopo di limitare al massimo futuri rischi idraulici. Diversi i chilometri interessati dall’intervento di uomini e mezzi che sta facendo seguito, lungo tutto il percorso, a studi e analisi specialistiche: dai rilievi topografici si è passati alle indagini geognostiche con sondaggi, prove geotecniche, analisi chimico e fisiche e granulometriche. Poi è stato fatto un approfondito e metodico studio botanico, vegetativo e faunistico, ed è stata elaborata una relazione paesaggistica, sono stati approntati uno studio archeologico, uno studio di ingegneria idraulica ed è stato fornito il supporto ingegneristico necessario. 


I lavori permettono di mettere in atto anche interventi di ingegneria circolare: gli alberi che si stanno tagliando, ad esempio, vengono riutilizzati per le palificazioni, vengono riportate le aree golenali alle quote dell’alveo e i materiali sono utilizzati per sistemare le sponde e per tutta una serie infinita di ripristini. Il lavoro più grande resta la rimozione della vegetazione in alveo pericolosissima perché spesso alberi, rami e arbusti morti finiscono per incastrarsi sui ponti trasformando gli stessi in vere e proprie dighe con rischio di esondazioni che arrivano talvolta a minacciare anche l’incolumità delle persone e delle abitazioni non lontane dagli argini. 

 

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Corriere Adriatico