San Severino, è tornato il gatto Vasco Era scampato a due terremoti

Il gatto Vasco
SAN SEVERINO - Ha sette vite e un’unica memoria, ma di ferro. È la doppia inossidabilità che ha fatto del gatto Vasco un simbolo della volontà di non...

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SAN SEVERINO - Ha sette vite e un’unica memoria, ma di ferro. È la doppia inossidabilità che ha fatto del gatto Vasco un simbolo della volontà di non arrendersi al terremoto. Il gatto era scampato per due volte al sisma e a distanza di giorni è ricomparso nella casetta di chi l’aveva adottato dopo i due precedenti crolli. A salvarlo dalle terribili scosse, nel novembre del 2016, era stato un artigiano, Alberto Fizzoni; oggi lo ritroviamo al villaggio di Campagnano, alle porte di San Severino, ancora vispo e infaticabile, anche se provato, come gli umani, da una lunga serie di trasferimenti. Vasco, un gatto tigrato di poco meno di tre anni, era stato “adottato” da Fizzoni pochi giorni dopo il terremoto del 24 agosto 2016, mentre vagava vicino al Sport Bar, anch’esso semidistrutto e poi abbattuto.


«Si era subito adattato alla nuova abitazione di via Monti Sibillini - racconta Fizzoni - finché anche quella casa non fu gravemente danneggiata dalla scossa di quel maledetto 30 ottobre che ancora ricordiamo con i brividi. I miei genitori ed io riuscimmo ad allontanarci senza danni fisici, ma temetti di aver perso Vasco. Finché la telefonata di una vicina, nella cui cantina il gatto si era rifugiato dopo essere stato salvato e accudito da una pattuglia di carabinieri antisciacallaggio, mi fece spuntare il sorriso».

Fizzoni ha chiamato il gattino Vasco «come il portoghese Da Gama, primo europeo a navigare fino in India, perché non lascia un ambiente di casa inesplorato». Il felino scampato per due volte alla furia del terremoto, prima di Alberto aveva trovato un padrone la cui casa era risultata però inagibile; così, in piena emergenza, seguì l’artigiano in due agriturismi. Una mezza odissea ma in questi casi non c’è molto da scegliere, si prende quel che si può e bisogna anche farselo bastare. E comunque, tutto sommato, la situazione era diventata abbastanza accettabile. Tra mille se e mille ma, naturalmente. «Dopodiché – prosegue Fizzoni - era arrivato un briciolo di stabilità in una casa in affitto nelle vicinanze del ponte di Sant’Antonio. Il micio lì si trovava a suo agio, usciva spesso nel cortile e si allontanava in esplorazione dalle parti del cinema San Paolo. Piccoli movimenti che lasciavano presagire un lento ritorno verso la normalità».

Quando sembrava aver ritrovato un po’ di serenità, ecco il nuovo cambiamento. «Quando ci siamo spostati alle casette del rione di San Michele, Vasco non è riuscito ad ambientarsi, forse per la paura delle auto che transitano lungo la vicina strada provinciale e nelle vie interne, e nella nuova casa, dove appena è arrivato si è rifugiato sotto il letto. Per due giorni non l’ho più visto ed ho pensato al peggio. È stato un dolore non poterlo più vedere accanto. A un certo punto è venuta meno anche la speranza di ritrovarlo».

Il ritrovamento Ma proprio quando ormai la piccola favola sembrava avviata al finale più triste, «una sera, intorno alle 11 - conclude Fizzoni - mentre stavo guardando la tv, è ricomparso alla finestra. Vasco ci ha ridato il buon umore». Dopo sei cambi di abitazione in poco più di un anno, per Vasco forse è arrivata la stabilità; e potrà finalmente esplorare i nuovi ambienti con calma. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico