L'architetto Brunelli e il nuovo piano particolareggiato: «Porteremo il paesaggio leopardiano in tutta la zona del Colle dell’Infinito»

Il Colle dell'Infinito in una foto di repertorio
RECANATI - «Riportare il paesaggio leopardiano sul Colle dell’Infinito non significa ricostruire ciò che c’era, ma prendere in eredità i consigli...

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RECANATI - «Riportare il paesaggio leopardiano sul Colle dell’Infinito non significa ricostruire ciò che c’era, ma prendere in eredità i consigli che il poeta ci ha lasciato sul rapporto tra l’uomo e la natura». Parte da questo assunto, l’architetto Carlo Brunelli, per descrivere come è stato pensato il nuovo piano particolareggiato del Colle dell’Infinito di Recanati. «Un lavoro fatto di concerto con altri tecnici esperti e con gli uffici comunali - specifica -. È pronto ed ha già visto positivamente il passaggio della Valutazione ambientale strategica in Provincia; ora si dovrà avviare la fase partecipativa».

 

L’ambizioso progetto dovrà contare, infatti, anche sulla collaborazione dei cittadini, affinché «venga messo in piedi un laboratorio che, nei prossimi anni, dovrà condurre un processo di cura del territorio continuativo tra Comune, comitati cittadini ed esperti che seguiranno le trasformazioni del posto». Ad ispirare questa teoria il poeta Giacomo Leopardi. «È chiaro che non esiste un vero e proprio paesaggio leopardiano codificato - spiega Brunelli -, probabilmente non è mai esistito, ma risiede nell’immaginazione. Dunque il progetto del paesaggio non può esser altro che un paesaggio collettivo: una visione del mondo. Leopardi richiama all’attenzione verso la natura in maniera sognante e, prendendo spunto da questa visione, credo che il paesaggio, oggi più che mai, vada ricercato. Siamo difronte all’evidenza di quello che Leopardi profetizzava due secoli fa: cambiamenti climatici, autodistruggeremo il territorio se non ci ravvediamo. Questo ravvedimento è l’eredità del poeta - dice Brunelli -. Dobbiamo pensare ad un paesaggio che stabilisca un nuovo rapporto tra uomo e natura». Una evoluzione che si stacca, quindi, anche dai vincoli paesaggistici adottati fino ad oggi. «L’attualità dimostra che nemmeno quelli hanno funzionato: non si è costruito in quelle aree, è vero, ma il paesaggio è cambiato lo stesso. Se invece vogliamo salvarlo bisogna coinvolgere i proprietari delle aree comprese nella zona del Colle a cambiare atteggiamento. Non servono solo norme e vincoli, ma bisogna intavolare con loro coprogettazioni e migliorare lo stato attuale». 



Duplice, secondo l’architetto, il ruolo che le istituzioni debbono avere in questo progetto. «Da un lato collaborare con i privati che chiedono i permessi per i lavori e affiancarli nei progetti; dall’altro le istituzioni devono permettere ai privati di attingere a fondi europei ottenendo in cambio la tutela del paesaggio e recuperando l’armonia con gli edifici storici. Potrebbero, in questo modo, recuperare aree incolte, sentieri persi, riportare animali da cortile scomparsi in quell’area. Tutto questo - conclude Brunelli - permetterebbe al turista di rivivere davvero le descrizioni di Leopardi, non solo nella vita ma anche nelle emozioni». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico