Pusher arrestati e subito scarcerati. Il questore Pignataro: «Non è colpa dei giudici, va cambiata la legge»

Il questore Antonio Pignataro
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CIVITANOVA - «In merito alla nota vicenda del cittadino libico senza fissa dimora arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di stupefacenti, che tornato in libertà è stato di nuovo arrestato per spaccio, come questore di Macerata vorrei ricordare a tutti il principio fondamentale che regola il nostro ordinamento e il vivere civile “Sub lege libertas”, che è il motto della polizia di Stato sempre sottolineato dal nostro capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli». Il questore Antonio Pignataro è intervenuto sulla vicenda che in questi giorni ha fatto discutere non solo in città.


 
«Questo principio ci spinge ad adempiere i nostri compiti con “disciplina e onore”, rispettando il patto di fedeltà che ci lega alle istituzioni e ai cittadini, secondo il principio espresso dall’art. 54 della Costituzione per cui i funzionari pubblici devono svolgere i compiti a loro assegnati per l’appunto con disciplina e onore. In merito agli arresti dei due extracomunitari (oltre al caso del libico, il questore fa riferimento a un tunisino arrestato di recente due volte in poco più di due settimane, ndr), invito caldamente i cittadini a non criticare in maniera aprioristica l’operato della magistratura in quanto i giudici, in base al dettato della carta costituzionale sono soggetti soltanto alla legge e sono pertanto obbligati ad applicarla anche quando essa produce effetti poco comprensibili per i non addetti ai lavori. La decisione dei giudici maceratesi, a cui va la mia stima e la mia riconoscenza, infatti, verosimilmente è stata conseguenza della valutazione di una serie di elementi di fatto e di diritto che ha portato alla scarcerazione dei due arrestati, anche nella consapevolezza dell’alta probabilità di recidiva. Sono sempre di più i cittadini che si indignano per questi fatti che tuttavia danno una visione falsata della realtà, comprendo tuttavia l’esigenza di sicurezza che rischia di essere vanificata, al pari di mesi di attività investigativa e sforzi delle forze dell’ordine, laddove il legislatore non garantisca una certezza della pena».


«A mio avviso - prosegue il questore - la corretta impostazione del problema non deve focalizzarsi sulla mera critica al giudice che spesso si trova ad operare in un contesto delicato e con penuria di mezzi, e quindi le legittime rimostranze dei cittadini che chiedono maggiore giustizia e sicurezza dovrebbero essere rivolte ai soggetti che hanno il potere e il dovere di migliorare l’impianto normativo esistente. Solo una stretta normativa in ordine ai benefici premiali di cui oggi possono godere anche soggetti gravati da molteplici pregiudizi penali e di polizia potrebbe evitare per il futuro il ripetersi di situazioni analoghe a quelle accadute in questi giorni garantendo nello stesso tempo maggiore sicurezza per i cittadini e una maggiore fiducia nel funzionamento della giustizia». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico