P.Picena, in cinque a giudizio per la rapina da Arancia Meccanica

P.Picena, in cinque a giudizio per la rapina da Arancia Meccanica
POTENZA PICENA - Rapina da Arancia Meccanica a Porto Potenza. In cinque finiscono alla sbarra. ...

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POTENZA PICENA - Rapina da Arancia Meccanica a Porto Potenza. In cinque finiscono alla sbarra.


Si tratta dei i tre fratelli Cicciù, Cataldo, Domenico e Antonio Santo Pio Cicciù, di 30, 25 e 19 anni, l'albanese Kristian Ndrevataj, di 20 anni e Salvatore Tringale, catanese di 31 anni residente a Porto Recanati. Sono accusati a vario titolo di rapina, tentata rapina, minaccia e lesioni aggravate. Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre avevano picchiato a sangue due giovani di Porto Potenza Picena. Uno dei due, in particolare, era stato preso a calci e pugni in un parcheggio, poi era stato costretto a salire sulla propria auto e una volta condotto davanti alla propria abitazione era stato buttato fuori e abbandonato sanguinante in strada. I suoi aggressori avevano poi proseguito la serata in un locale notturno. Un vicino si era accorto di lui e aveva dato l'allarme. Ieri mattina il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Macerata, Enrico Zampetti, li ha rinviati a giudizio tutti e cinque. Il pubblico ministero di udienza era il sostituto procuratore Cristina Polenzani. Il processo a carico dei cinque imputati si aprirà il prossimo 14 settembre. Sono difesi dagli avvocati Gian Luigi Boschi e Donato Attanasio. A Tringale è contestato anche il reato di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato (in questo caso il favoreggiamento personale, Ndr), avrebbe infatti minacciato una delle due vittime dell'aggressione affinché ritrattasse ogni dichiarazione accusatoria fatta agli inquirenti e comunque a non riferire ai carabinieri delle violente percosse subite da lui e dall'altro portopotentino. “La pratica era chiusa - avrebbe detto -, ma il procuratore aveva qualche dubbio riguardo alcune situazioni non chiare. Se non fai come ti abbiamo detto - avrebbe poi aggiunto - ti succederanno cose molto più serie di quelle accadute”. A indagare sulle brutali aggressioni erano stati gli agenti della Squadra Mobile. A chiusura delle indagini gli agenti arrestarono i fratelli Cicciù e Ndrevataj, mentre Tringale venne denunciato a piede libero. Successivamente anche Tringale fu raggiunto dall'ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico