Porto Recanati, Cameyi sepolta nel pozzo: il fidanzatino indagato per omicidio

Porto Recanati, Cameyi sepolta nel pozzo: il fidanzatino indagato per omicidio
PORTO RECANATI - Torna nel registro degli indagati il nome di Monir Kazi. Questa volta però l’accusa è molto più pesante: omicidio volontario e...

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PORTO RECANATI - Torna nel registro degli indagati il nome di Monir Kazi. Questa volta però l’accusa è molto più pesante: omicidio volontario e occultamento di cadavere. Oggi il giovane bengalese ha 27 anni, otto anni fa era stato lui l’ultimo ad aver visto viva la fidanzatina Cameyi Mosammet, connazionale di 15 anni scomparsa nel nulla il 29 maggio 2010, le cui ossa sono affiorate a marzo scorso da un terreno a pochi metri dall’Hotel House. Il giovane ieri mattina avrebbe dovuto presentarsi in procura a Macerata per essere sottoposto a interrogatorio, ma in Italia non è mai rientrato.

  
Diverse settimane fa il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Rosanna Buccini che seguono il caso dal giorno del ritrovamento dei resti della ragazzina, avevano inviato in Bangladesh, all’ultimo indirizzo conosciuto, l’invito a presentarsi ma senza esito. A quel punto la procura aveva interessato le autorità bengalesi chiedendo di contattare il giovane per consentire il suo rientro in Italia, ma tra il nostro Paese e il Bangladesh non ci sono accordi in materia e l’interessamento non ha avuto esito. Per gli inquirenti sarebbero diversi e importanti gli indizi a carico del ventisettenne. Nel 2010, infatti, Kazi era stata l’ultima persona a parlare con Cameyi. All’epoca la minorenne viveva ad Ancona con la propria famiglia, il giorno della scomparsa era arrivata insieme al fidanzatino diciannovenne alla stazione di Porto Recanati. A cristallizzare quel momento erano state le riprese video delle telecamere di sicurezza successivamente visionate dagli agenti della Squadra Mobile di Ancona i cui fotogrammi sono confluiti nel fascicolo d’indagine. Non solo. Gli accertamenti erano stati fatti anche sul traffico telefonico e sulle celle agganciate dai cellulari ed era emerso che il telefono di Camey era rimasto acceso e funzionante fino a poco prima delle 12 del 29 maggio di otto anni fa e in quel lasso di tempo la minorenne era insieme al fidanzato. Altra circostanza poco chiara è che quel giorno, poche ore più tardi, alle 15, Monir Kazir si era sentito male e aveva richiesto l’intervento della Croce Azzurra. Sentito anche in merito a questo malore, il giovane non aveva saputo fornire risposte.
 

Cosa sia stato a provocarlo, se sia stato qualcosa che ha visto o sentito, resta ancora relegato nell’ambito del mistero. Dalle indagini è emerso che Kazir era molto geloso e in passato avrebbe anche aggredito e minacciato la quindicenne. La sua indole violenta era affiorata nel corso dei fitti accertamenti compiuti dalla Squadra mobile dorica subito dopo la scomparsa della ragazzina. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico