Abusi sessuali su Pamela, inchiesta archiviata. Il Gip: «Il diritto di querela estinto con la morte»

Pamela Mastropietro
MACERATA - Pamela Mastropietro è morta e con lei anche il diritto di querela. Il gip archivia il procedimento per violenza sessuale a carico di un moglianese di 51 anni e...

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MACERATA - Pamela Mastropietro è morta e con lei anche il diritto di querela. Il gip archivia il procedimento per violenza sessuale a carico di un moglianese di 51 anni e di un tassista argentino di 33 anni. Si tratta delle due persone che incontrarono la ragazzina romana di 18 anni subito dopo il suo allontanamento dalla Pars di Corridonia e che ebbero con lei rapporti sessuali. 


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Il giorno dopo Pamela incontrò il suo assassino, Innocent Oseghale che la violentò, la uccise e la fece a pezzi abbandonandone i resti in due trolley. I parenti di Pamela avevano chiesto più volte che si facesse luce su quella vicenda ritenendo che le condizioni della giovane, affetta da doppia diagnosi, fossero ben visibili a chi la incontrasse. Il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Stefania Ciccioli aprirono un fascicolo a carico dei due uomini ipotizzando il reato di violenza sessuale, ma dopo aver effettuato tutti i riscontri di rito avevano avanzato richiesta di archiviazione, ritenendo in primis che il reato fosse improcedibile per mancanza di querela, e poi che non vi fosse certezza che gli indagati potessero essersi accorti delle difficoltà di Pamela perché quel giorno la ragazzina aveva assunto la terapia farmacologica. I familiari della 18enne tramite l’avvocato e zio della giovane, Marco Valerio Verni, si erano opposti alla richiesta e la scorsa settimana la vicenda è stata discussa davanti al gip Claudio Bonifazi. Ieri il giudice ha sciolto la riserva archiviando il procedimento. Il diritto di querela, scrive il gip, si è estinto con la morte della persona offesa e non ci sono altre persone legittimate a sporgere querela, non l’amministratore di sostegno (la nonna di Pamela), né un eventuale curatore speciale. «Voglio esprimere il mio personale apprezzamento – ha commentato l’avvocato Sandro Giustozzi che difende il moglianese – nei confronti dei magistrati sia della Procura che del Tribunale, poiché in tutta questa dolorosissima vicenda, in tempi estremamente rapidi, hanno mostrato una enorme capacità nell’applicare le norme senza condizionamenti esterni. Sono orgoglioso di lavorare in un tribunale dove ci sono questi magistrati».
«Siamo soddisfatte – commentano le avvocatesse Mia Santacroce e Martina Manuale che difendono il tassista – che un giudizio morale sulla vicenda non si sia sostituito ad un giudizio di diritto. Dalle indagini non è mai emerso un solo elemento di prova in grado di sostenere che il nostro assistito abbia in qualche modo approfittato della giovane e soprattutto che fosse consapevole dello stato psicofisico alterato della ragazza». 

«Eravamo preparati a questo esito – ha dichiarato l’avvocato Verni – ma non ci fermiamo: il gip ha evidenziato il difetto normativo che impedisce a terze persone rispetto alla vittima (come i suoi familiari) di cercare e, magari, ottenere giustizia. Rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche affinché si colmi questo vuoto, di modo che, se dovesse ripresentarsi un episodio simile, non venga negata ai familiari la possibilità di adire autonomamente le vie giudiziarie. Che la vicenda di Pamela serva anche a questo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico