MACERATA - Lottizzazione in zona Corneto. Non ci fu nessuna concussione, assolto l’architetto Paolo Evangelisti. Quando il presidente del collegio Roberto Evangelisti ieri...
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«Era felicissimo – ha raccontato poco dopo l’avvocato Fabiola Cesanelli –. Sapeva di essere innocente e aveva scelto di rinunciare alla prescrizione perché voleva andare fino in fondo». E poi lui più volte lo aveva detto, di recente anche in aula: «Ho fatto questa scelta (di rinunciare alla prescrizione, ndr) perché ho sempre insegnato ai miei allievi ad avere fiducia nella giustizia e io per primo credo nella giustizia». Nel 2014 Evangelisti ricevette un avviso di garanzia: la procura lo aveva indagato per concussione. Secondo gli inquirenti l’ex consigliere comunale della Margherita, e presidente della Commissione Ambiente e territorio dal 2000 al 2005, in concorso con altre persone rimaste ignote e con Guido Garufi (ex consigliere comunale di Centro Democratico che invece nel frattempo è stato prosciolto per prescrizione, ndr), aveva indotto cinque proprietari di terreni di Corneto a promettere il versamento in suo favore di 522.206 euro come “calcolo per pagamento area edificabile” per inserire quei terreni nella lottizzazione. «In realtà – ha spiegato l’avvocato – quell’importo era riferito al valore complessivo dei terreni calcolato dai tecnici dei proprietari o comunque quello che i privati speravano di ottenere dalla vendita di quei terreni a una ditta specifica». La vicenda era partita da un’indagine su un incendio avvenuto nell’ufficio urbanistica in viale Trieste nel 2012. Da intercettazioni ambientali era emerso il nome di Evangelisti - «in realtà si trattava di un altro Evangelisti», ha aggiunto Cesanelli -, poi nel computer di Garufi venne trovato un file “Paolo.doc” contenente una lettera in cui era riportata la somma di 522.206 euro. «Leggendo le 1.200 pagine contenute nei sette faldoni della procura si capiva che Evangelisti non c’entrava nulla in tutto questo», osserva ancora il legale difensore.
Ieri il procuratore Giovanni Giorgio, derubricando il reato in corruzione, ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione, ma per il collegio il fatto non sussiste. «All’inizio si vergognava anche a uscire di casa – ha concluso l’avvocato –. Lui sapeva di essere innocente, lo sapeva anche chi lo conosceva ma gli altri cosa potevano pensare? Ora finalmente può tornare a camminare a testa alta».
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Corriere Adriatico