Simone Scipioni è lo chef d'Italia: «I miei piatti? Ispirati dalla nonna»

Simone Scipioni è lo chef d'Italia: «I miei piatti? Ispirati dalla nonna»
«La televisione e la notorietà non mi hanno fatto montare la testa, ma se qualcuno vicino a me si accorge del contrario lo autorizzo a darmi una botta in...

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«La televisione e la notorietà non mi hanno fatto montare la testa, ma se qualcuno vicino a me si accorge del contrario lo autorizzo a darmi una botta in testa». Dice così Simone Scipioni, ventiduenne montecosarese, studente a Camerino, che a colpi di piatti ha sbaragliato la concorrenza e si è conquistato il settimo titolo italiano di MasterChef. Ma tutta Italia, adesso, parla di lui.




Il giovane vecchio
Il giovane vecchio, come benevolmente lo hanno apostrofato più volte i quattro giudici del programma di Sky, per via del suo atteggiamento un po’ schivo e del legame viscerale con la sua terra, l’altra sera ha dimostrato che di grinta (e di talento) ne ha da vendere. L’umiltà è stata la sua forza. E si è aggiudicato il titolo, ma anche centomila euro in gettoni d’oro e la possibilità di pubblicare il suo primo libro di ricette, che ha deciso di dedicare proprio al suo paese. Giovedì sera nella sua amata Montecosaro, dove vive da solo con il suo vecchio cagnolino Rocher, dopo aver perso prima il padre e poi (un paio di anni fa) la mamma, lo hanno festeggiato come si deve. «Il primo cittadino è lui», ha detto scherzando il sindaco Reano Malaisi.

Una festa inattesa
«Non mi aspettavo tutto questo casino, tutta questa gioia – ha detto Simone Scipioni – stanotte non ho chiuso occhio. Non credevo di prendere il grembiule, non credevo di arrivare in finale, non credevo di vincere, ed essere sempre così, un po’ pessimista, fa parte del mio carattere. Ma la carta vincente, in fin dei conti, sono stati i miei piatti: qui conta solo questo». L’amore per la cucina ce l’ha sempre avuto. «Credo sia qualcosa di innato, come tutte le passioni – ha raccontato – mia nonna, che tutto è meno che una chef stellata, mi ha insegnato la cucina casereccia, quella tradizionale». Quella cucina che Simone ha celebrato con orgoglio, fiero delle sue origini, tra i fornelli di MasterChef. Da qui la decisione di provare ad entrare a far parte del programma. «Era il secondo anno che facevo domanda, MasterChef lo vedo da quando è nato. Mi hanno preso e meglio di così non poteva andare – ha raccontato Simone – al di là del miglioramento culinario, di questa esperienza porterò sempre con me le amicizie nate con gli altri concorrenti, come Rocco, Denise e Francesco, che sono entrati a fare parte della mia vita quotidiana. Quello che si vede in televisione è quello che succede davvero in cucina: i ritmi sono davvero così serrati».

«Voglio tornare a casa»

Ora che MasterChef è finito, Simone ha le idee chiare su cosa vuole fare da grande. Per prima cosa, tornare nella sua Montecosaro: del resto, lo aveva detto subito che è nel borgo storico tutta la sua vita. Anche quando i giudici del programma lo incalzavano con le domande sul futuro. «Non vorresti aprire un ristorante, che so, a Londra?». Lui ha sempre ribadito «sto bene dove sto». Ed è quello che continua a ripetere anche ora che è diventato un MasterChef. «Qualche viaggio in più forse lo farò – ha scherzato Simone. Poi è tornato serio, parlando dei suoi sogni e dei suoi progetti per l’avvenire. «L’idea di aprire una mia attività – ha continuato Simone – ce l’ho sempre avuta. Dopo la partecipazione al programma questo sogno ha preso concretezza, ma in un futuro che non è immediato. Non sono mai stato dentro una cucina di professionisti, voglio imparare, crescere, migliorare. Certo è che MasterChef mi ha dato molta visibilità». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico